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ANDREA OLIVERO: “Conflitto d’interessi e legge Gasparri, due riforme fondamentali anche per la Lista Monti”

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L’anomalia italiana nel campo dei media è uno degli argomenti purtroppo fuori dal dibattito politico, ma l’assenza di leggi liberali, europee e severe sta creando ancora una volta uno stravolgimento della campagna elettorale. Si tende a tenere sotto la cenere temi, come quelli delle libertà d’informazione, tutela e sviluppo del servizio pubblico, regole antitrust, ritenuti a torto meno prioritari rispetto alla crisi economica e finanziaria. Ne abbiamo parlato con Andrea Olivero, 42 anni, di Cuneo, per 7 anni presidente delle Acli e oggi capolista al Senato nel Piemonte perla ListaMonti.

Olivero, una volta eletto al Parlamento, come pensa di affrontare il tema del conflitto di interessi insieme a quello di una seria legislazione antitrust che comprenda anche l’abolizione della legge Gasparri?
“E’ uno dei temi che la nostra lista ha posto tra quelli chiave. Anche nell’Agenda Monti c’è un capitolo a questo dedicato, perché crediamo sia una degli elementi dell’anomalia italiana. E’ una delle cause della grave crisi della politica. Mi impegnerò affinché dall’Agenda queste cose diventino una concreta azione politica, qualunque sia il nostro ruolo nella prossima legislatura”.

Certo, sembrano temi lontani dall’attuale crisi economica e sociale, eppure non pensa che siano alla base di un ordinato sviluppo della democrazia?
”Esattamente! Una corretta informazione è alla base di qualunque modalità altrettanto corretta di gestione della società. Né in ambito politico né in ambito sociale si può pensare di avere sviluppo, senza una forte trasparenza e una garanzia di legittimità in questi ambiti”.

Come avrà notato, proprio grazie all’attuale legge su conflitto di interesse e alla Gasparri, in realtà Berlusconi riesce comunque a invadere gli schermi, modificando a suo favore anche i sondaggi che prima lo davano ampiamente sconfitto.
“Credo che l’abbiamo visto negli ultimi 20 come il possesso dei media offra una straordinaria possibilità di manipolazione degli stessi e, quindi, si traduce anche in una manipolazione di quelli che sono i pensieri dell’opinione pubblica. Questo condizionamento rende estremamente difficile il confronto democratico e, l’abbiamo visto in tante occasioni, impedisce la trasformazione del paese.
Abbiamo ridotto l’Italia ad un talkshow che si ripete sempre uguale da 20 anni! Persino l’opposizione talvolta sembra accettare le regole di questo spettacolo”.

Pensa che la Gasparri andrebbe abolita e che la RAI andrebbe rafforzata e svincolata dal controllo dei partiti, come chiediamo ai candidati dei diversi partiti con l’Appello di Articolo 21, che presenteremo l’8 Febbraio?
“Penso che bisogna modificarla radicalmente, se non abolirla. I punti cardine sono certamente il mantenimento del Servizio pubblico, ma al contempo la trasformazione della Rai in soggetto autonomo in grado di valorizzare le professionalità e liberarsi dal laccio della partitocrazia che ha via, via limitato le sue possibilità, le sue capacità. Ci accorgiamo chela Raiper molti versi è un “Gigante legato”, che ha grande potenzialità inespresse, perché bloccato proprio dai lacci di una partitocrazia, odiosa ancor di più in quanto oggi i partiti non hanno più riconoscimento popolare. In fondo, con la vecchia partitocrazia erano pur sempre rappresentate delle idee. Oggi, invece, ci sono solo delle oligarchie”.

 


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