E due! Per la seconda volta la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo condanna l’Italia per le sue carceri. Trattamento inumano e degradante. Questa l’accusa rivolta all’Italia per le condizioni di vita cui sono costretti oltre 67mila donne e uomini rinchiusi nelle galere, in uno spazio vitale di meno di tre metri quadri a testa. 100mila euro di risarcimento per danni morali ai sette detenuti che hanno presentato ricorso e un anno di tempo all’Italia per cambiare la situazione di sovraffollamento che la Corte europea riconoscere essere strutturale. “Non mi stupisce” è il commento del ministro Severino che si dice profondamente avvilita. E’ “una mortificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena” ha detto il Presidente della Repubblica Napolitano. Intanto nei 207 istituti di pena si continua a vivere ammassati come sardine, con letti a castello su tre piani, i materassi per terra laddove mancano le brande, le docce comuni e l’acqua spesso fredda, i passeggi per l’ora d’aria insufficienti, chiusi per 20/22 ore al giorno. Dopo i primi sette ricorsi arriveranno gli altri 550. Le condanne arriveranno a pioggia e l’Italia si conformerà come un Paese che non e’ in grado di garantire i diritti di base. Alla faccia dell’articolo 3 della costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini e dell’articolo 27 sulla funzione rieducativa della pena. Dopo la seconda condanna, la Corte europea ha dato un anno di tempo all’Italia per mettere in regola le sue carceri e renderle degne di un paese civile e democratico. Un obiettivo che non sembre essere al centro dell’attenzione e dell’azione della nostra politica. In vista delle prossime elezioni, aspettiamo smentite dai programmi dei partiti.