www.ossigenoinformazione.it- Una busta anonima spedita per posta, contente una croce, dei peli, della cenere e una lettera di maledizione: l’ha trovata nella cassetta delle lettere della sua casa di Caulonia Marina (Reggio Calabria) la madre di Giovanni Maiolo, giovane giornalista calabrese. È successo il 23 dicembre scorso. La donna esclude di poter essere il vero bersaglio di quello che ha tutta l’aria di essere un gesto intimidatorio: il figlio, nonostante il suo nome non sia citato nella missiva, crede che l’intenzione del mittente fosse di prendere di mira proprio lui, per il suo lavoro di giornalista. Recentemente si è occupato in modo critico dell’atteggiamento della Chiesa locale nei confronti della ‘ndrangheta. Ne ha parlato all’interno della trasmissione televisiva “Kaos Kalabro”, in onda sull’emittente locale Telemia.
Nessuna certezza. Maiolo definisce la lettera “delirante”. Al momento, i miei sono solo sospetti, spiega ad Ossigeno. Comunque ha informato dell’accaduto i carabinieri di Caulonia, che dalla sede di Telemia hanno prelevato copia delle ultime puntate della sua trasmissione. Finora non ci sono stati riscontri.
Il contenuto della busta fa pensare che qualcuno non abbia gradito i servizi sulle relazioni fra Chiesa e ‘ndrangheta che recentemente sono andati in onda all’interno di “Kaos Kalabro”.
“La mia trasmissione – spiega Maiolo – racconta abitualmente notizie ‘scomode’, trattando temi gravi con ironia e sfottò, un po’ come Le Iene. Una volta ho mostrato le immagini di un dipendente comunale che mi ha spintonato davanti alla telecamera. Ultimamente – aggiunge – abbiamo criticato il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, il quale aveva dichiarato che la Chiesa perdona tutti, anche gli ‘ndranghetisti . Siamo andati ad intervistarlo ed egli ha confermato quelle dichiarazioni. Poi abbiamo intervistato i magistrati Gratteri e Nicaso, celebri per il loro impegno contro la criminalità organizzata, e Mario Congiusta, a cui la ‘ndrangheta ha ucciso un figlio: tutti hanno criticato le parole del prelato”.
Non è la prima volta che Maiolo riceve minacce: finora però era stato a causa del suo impegno politico (milita nel partito di Rifondazione Comunista), non per la sua attività giornalistica. Per uno di quegli episodi l’allora presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Forgione espresse solidarietà a Maiolo.
Solidarietà. Anche questa volta alcuni danno sostegno al cronista: molti gli hanno mandato messaggi privati. Pubblicamente si sono espressi solo il suo partito e qualche collega .