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Articolo21, una scuola di Costituzione e di inclusione

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Tenere viva la memoria degli ultimi vent’anni, ci chiede Silvia Resta: ricordarci del “fiume fangoso” nel quale insieme – giornalisti e cittadini – abbiamo nuotato, ora che la riva sembra finalmente alla nostra portata. E’ un richiamo essenziale, per non correre il rischio di pensare che la stretta di mano tra Berlusconi e Santoro abbia chiuso una fase e sciolto magicamente i nodi che hanno soffocato l’informazione italiana per tanto tempo.

Il documento di Acquasparta è un eccellente memorandum contro ogni continuismo, perché mette insieme tutte le richieste sulle quali, negli anni scorsi, il centrosinistra ha saputo recuperare una sintonia con una parte larga dell’opinione pubblica: le piazze piene contro i bavagli e in difesa del diritto dei cittadini ad essere informati sono state, nel fiume di fango, autentiche “zattere”. Dimenticarsene ora, per la coalizione progressista, rappresenterebbe un clamoroso suicidio politico: che non può avvenire, che non avverrà. Piuttosto, sarà interessante mettere alla prova delle richieste avanzate in nome dell’Articolo 21 il neo-radicalismo di Monti: il Presidente del Consiglio, in versione elettorale, ha infatti gettato alle ortiche il profilo da moderato per esaltare la necessità di gesti incisivi, di rottura. Quale migliore terreno, per dimostrarsi sincero, dell’assetto dei media? Per chi voglia essere radicale non c’è che l’imbarazzo della scelta: una seria riforma del conflitto di interessi; interventi contro una concentrazione delle risorse pubblicitarie unica in Europa; una riforma della Rai che sottragga il servizio pubblico alla sudditanza verso il governo di turno; nuove norme sulla diffamazione che stronchino la piaga delle querele intimidatorie; riforma radicale dell’Ordine dei giornalisti. Tutti temi che, nel suo anno e più di governo, il Presidente del Consiglio in carica ha accuratamente evitato di affrontare, e dei quali la sua agenda porta solo pallidissime tracce. L’Articolo 21, nella prossima legislatura, sarà un metro tra i più seri per misurare conservazione e innovazione, radicalità parolaia e riformismo vero. E intorno all’Articolo 21 sarà importante saper sviluppare in Parlamento un dialogo che coinvolga e impegni tutte le persone disponibili, anche oltre i confini della coalizione progressista che io mi auguro abbia i numeri per governare. Questa Associazione è stata negli anni una scuola di Costituzione e di inclusione: di questa lezione anche il prossimo Parlamento avrà un gran bisogno.

* Capolista Sel al Senato in Abruzzo e in Umbria


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