L’imprenditore ucciso dalla camorra a Castel Volturno il 16 maggio del 2008
di Raffaele Sardo*
Arrivano le condanne per l’uccisione di Domenico Noviello. Tre ergastoli sono stati comminati stamattina per l’assassinio dell’imprenditore originario di San Cipriano di Aversa, ucciso dal gruppo camorristico di Giuseppe Setola il 16 maggio del 2008 a Castel Volturno, in località Baia Verde. La condanna è stata emessa stamattina nella sezione 35 del tribunale di Napoli, che ha accolto la richiesta del PM Alessandro Milita. L’ergastolo è stato comminato a Davide Granato, Massimo Alfiero e Giovanni Bartolucci, i tre che avevano chiesto il rito abbreviato. Gli altri 8 coinvolti nell’omicidio dell’imprenditore titolare di una scuola guida, è in corso presso il tribunale di Santa Maria C.V. Noviello venne assassinato perché nel 2001 aveva denunciato i suoi estorsori, tutti del clan di Francesco Bidognetti. Finì sotto scorta per alcuni anni. In seguito alle sue denunce furono condannate 5 persone. Lo uccisero poco dopo le 7 di mattina, mentre si recava al lavoro con la sua Fiat Panda. Gli esplosero addosso una ventina colpi di pistola calibro 38 e calibro 9, l’ultimo dei quali alla testa di Noviello.
«Lo colpii con il primo colpo al volto. Scaricai tutto il caricatore, 13 botte… – Massimo Alfiero, il killer di Noviello ha raccontato così la sua versione dei fatti – Appena Noviello svoltò a destra – dice Alfiero – lo affiancammo e sparai subito quattro o cinque colpi con la 9 corta; ricordo che lo colpii con il primo colpo al volto. Scaricai tutto il caricatore, 13 botte, in direzione di Noviello e questi cercò di porsi al riparo sdraiandosi sul sedile e poi strisciando verso l’esterno; riuscì ad aprire lo sportello – lato passeggero – per tentare la fuga uscendo dalla macchina. Io a quel punto scesi dalla vettura, girai attorno alla macchina del Noviello e gli sparai anche altri colpi della pistola Beretta 92 F, finendolo poi con un colpo in testa. Era la prima volta che riuscivo ad uccidere personalmente qualcuno».
Nel corso delle udienze precendenti si erano costituite parti civili varie associazioni, tra cui anche Il comitato “Don Peppe Diana” di Casal di Principe, la Federazione Antiracket Italiana (Fai), con la famiglia Noviello. La sentenza emessa stamani prevede anche il pagamento di 50 mila euro per ognuna delle parti offese e 300 mila euro per le parti civili. Al momento della sentenza erano presenti in aula i figli di Domenico Noviello, Massimiliano e Mimma.
* dallapartedellevittime