Sono contento, come tanti, per la netta vittoria di Pierluigi Bersani. Ma proprio a Bersani oggi dobbiamo chiedere di essere chiaro sui punti fondamentali di un programma concreto di centro-sinistra per le prossime elezioni.
Un programma che abbia tra i primi punti la soluzione del conflitto di interesse di Sivlio Berlusconi e di molti altri politici che il centro-sinistra in passato non ha voluto affrontare. E ancora la soluzione degli oligopoli, per non parlare di duopolio, come è stato di fatto negli ultimi vent’anni per la pubblicità e per i canali televisivi che un recente rapporto dell’OCSE ha indicato come una delle maggiori anomalie del paese Italia.
Potremmo andare avanti ma ci fermiamo qui perché speriamo che Bersani si renda conto del compito che gli elettori del centro-sinistra dovranno affidargli se le prossime elezioni politiche segneranno la vittoria della nostra coalizione.
Benissimo mandare avanti i giovani, è il loro tempo ma che sappiano come devono muoversi, il giovanilismo è stato inventato proprio da Berlusconi con gli effetti già sperimentati. E i giovani a cui affideremo i compiti dell’azione politica devono essere preparati sui problemi di fondo dell’Italia contemporanea per troppo tempo lasciati da parte dai governi di tutto lo schieramento politico italiano. Per formare i nostri giovani è necessario che le persone che conoscono quei problemi s’impegnino in un lavoro di trasmissione e discussione della conoscenza critica degli ultimi decenni della nostra storia.
Certo i risultati delle primarie nel ballottaggio di ieri tra Bersani e Renzi hanno chiarito, a chi non se ne fosse accorto prima, che una grande maggioranza degli iscritti e dei simpatizzanti per le forze politiche del centro-sinistra e per il suo maggior partito ha le idee chiare.
Ha scelto un uomo che ha dimostrato prima come ministro del II governo Prodi, poi come segretario del Partito Democratico che è in grado di percorrere una strada chiara verso una moderna socialdemocrazia che l’Italia non ha mai avuto al governo nella sua storia precedente .
Una via socialdemocratica aperta a quella radicalità di cui c’è bisogno in Italia dopo vent’anni di cattivo populismo che ne ha fatto un paese che vive la grave crisi attuale, registrando una forte disoccupazione giovanile, il grave sottosviluppo di zone importanti del paese ed è oppresso da una crisi industriale e produttiva di cui non si intravvede ancora la fine.
Il suo antagonista Renzi ha avuto a sua volta un successo innegabile perché è riuscito a presentarsi come un giovane dirigente aperto al rinnovamento della squadra futura di governo, capace di attrarre voti dei tanti delusi dal populismo berlusconiano e, comunque, alla ricerca di novità che un dirigente come Bersani ha maggiore difficoltà di promettere.
Ma, nel ballottaggio finale, è crollato per l’inconsistenza politica e concettuale delle sue proposte, per alcuni stereotipi sostenuti nel contraddittorio che potevano piacere alla destra ma molto meno a chi si richiama, sia pure con molti aggiornamenti culturali, alla tradizione socialista.
Il centro-destra e la maggior parte dei media italiani, televisivi e cartacei, hanno sostenuto senza esitazioni la carta Renzi e soltanto nel pomeriggio di domenica hanno dovuto prender atto alla fine della netta vittoria di Bersani.
Si è arrivati a sostenere – senza nessuna pezza di appoggio – che la vittoria di Renzi avrebbe costituito un sicuro moltiplicatore delle chances del Partito democratico e del centro-sinistra per la guida futura del paese, con la fondamentale ragione (ad avviso di alcuni) di un maggior gradimento del candidato da parte degli avversari di centro destra.
In un paese nel quale la gravità della crisi economica pone in realtà al primo posto il futuro delle nuove generazioni e il problema del lavoro. Ma, per fortuna, la campagna costante a favore di Renzi non è riuscita a penetrare tra gli elettori delle primarie e la vittoria del segretario si è rivelata maggiore delle previsioni formulate nei giorni della vigilia o nella settimana che ha preceduto il ballottaggio finale.