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Equo compenso: è legge. Per una svolta di giustizia sociale e retributiva

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Una legge per la dignita’ del lavoro decoroso, un giusto riconoscimento per l’area del giornalismo negato. La Fieg e gli editori tutti non potranno più sottrarsi a doveri di giustizia sociale e retributiva e alla verifica di accordi quadro. Con la legge sull’equo compenso per i giornalisti freelance e collaboratori autonomi approvata oggi definitivamente dalla Commissione Cultura della Camera… riunita in sede legislativa cade un muro, quello innalzato dalla gran parte degli editori italiani, che si opponevano a considerare questa una realta’ del lavoro meritevole di giusti trattamenti economici e obblighi sociali. C’e’ voluta una legge, rivendicata con determinazione dalla categoria e da tutti i suoi organismi (Fnsi, Inpgi, Casagit, Ordine), e l’attivita’ specifica della
Commissione lavoro autonomo Fnsi, con una straordinaria azione comunitaria e culturale dei freelance e dei precari che sono – nella stragrande maggioranza dei casi – l’espressione di una grave condizione reale, insieme con la coerenza di un nucleo di parlamentari che, una volta assunto il tema, non lo ha mai mollato, per imprimere una svolta di civilta’.

Un grazie speciale a quanti in Parlamento hanno voluto questo risultato: dal primo proponente, il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, al relatore Enzo Carra, ai deputati Giulietti e Pisicchio, al senatore Vita, i presidenti delle Commissioni Cultura della Camera e Lavoro del Senato, Manuela Ghizzoni e Pasquale Giuliano. E un buon lavoro per il via libera ha fatto anche il sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo.

La legge non risolverà tutto, ma nessuna azienda potrà più permettersi di ignorare che un freelance o giornalista collaboratore chiamato a fornirgli servizi d’informazione (oggi spesso pagato entro i 5 cinque euro ad articolo) sia un lavoratore che dev’essere pagato il giusto e immediatamente. Non si potra’ più dire che si tratta di “imprenditori di loro stessi” per attuare volgari forme di sfruttamento. La legge detta principi e condizioni di garanzia.

Fnsi da almeno 15 anni aveva aperto questo capitolo avanzando alla Fieg – la Federazione Editori Giornali – proposte di istanze anche in sede contrattuale. Ma la gran parte degli editori ha negato persino gli accordi minimi sui tempi di pagamento e ha preferito il contenzioso, sapendo di essere soggetto forte rispetto a soggetti deboli costretti a trattare da isolati con il timore (e talvolta la minaccia) di perdere opportunita’ successiva, illusoria
perche’ poi negata.   L’iniziativa sindacale ha di recente prodotto un primo cambio di passo con l’intesa Fieg-Fnsi per l’insediamento di una commissione bilaterale sul lavoro autonomo giornalistico. La legge e’ ora una spinta per dare efficacia a questo lavoro anche in vista del rinnovo contrattuale di categoria, nella consapevolezza che la dignitosa ed equilibrata considerazione del lavoro giornalistico in tutte le forme (dipendente, autonomo) sia condizione di crescita e sviluppo, nonche’ di concorrenza editoriale corretta.

Ci auguriamo che una legge tanto attesa e sino a poco tempo fa osteggiata, possa ora davvero contribuire ad affermare quei principi di equitá e di solidarietá che, troppo spesso, sono stati calpestati da qualche imprenditore spregiudicato e privo di scrupoli etici e professionali.


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