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Lampedusa non va lasciata sola

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E’ di pochi giorni fa la lettera aperta con cui Giusi Nicolini, neosindaco di Lampedusa, denunciava l’inerzia e l’indifferenza del governo, delle istituzioni e della politica anche di fronte ai tanti morti in mare nel disperato tentativo di raggiungere le nostre coste. Il cimitero di Lampedusa, pieno di lapidi senza nomi, ne è una testimonianza angosciante. Di immigrazione si torna a parlare solo quando ricominciano gli sbarchi e l’isola torna terra d’approdo. Solo allora si ‘riscopre’ che l’immigrazione non si arresta, che le strutture non sono adeguate, che le tensioni con gli abitanti crescono perché ‘Lampedusa scoppia’.  Ma intanto sono stati sprecati altri mesi che potevano essere usati per pianificare l’accoglienza e aiutare con misure che alleggerissero la pressione su quel lembo di terra i cui abitanti da anni sono lasciati soli.

Al sindaco va tutta la nostra solidarietà, insieme all’apprezzamento per la dignità e l’umanità delle sue parole.

Da anni sosteniamo la necessità di modificare la normativa in vigore che provoca tragedie e morte.  Abbiamo più volte chiesto pubblicamente una gestione corretta del centro d’accoglienza dell’isola, rispettosa dei diritti di chi vi è trattenuto, per evitare che gli errori  e il cinismo del nostro Paese vengano scaricati su quella piccola comunità.

Sappiamo che attualmente, nel centro ancora semidistrutto di Lampedusa sono trattenute illegalmente (visto che nessun reato gli è stato contestato) circa 900 persone, che attendono di conoscere quale sarà il loro destino in un paese sempre pronto a urlare all’invasione, anche di fronte a numeri così modesti e con una percentuale di richieste d’asilo tra le più basse in Europa.
900 persone ammassate in uno spazio che ne dovrebbe contenere meno della metà, costrette a vivere nel degrado. Tra loro anche molti minori, in aperto contrasto con la convenzione internazionale dei diritti del fanciullo.

Anche noi, come il sindaco, ci vergogniamo di quanto accade a Lampedusa, dell’inerzia di chi continua a chiudere gli occhi di fronte a una situazione insostenibile.
Chiediamo al Governo e al Ministro dell’Interno cosa aspettino a  trasferire quelle persone.  E non ci si dica – ripetendo quanto affermava l’ex ministro Maroni nel 2011 – che mancano mezzi di trasporto e luoghi dove accoglierli. Già allora il ministro, sotto la pressione dell’opinione pubblica, cambiò versione nel giro di poche ore, trovando navi e posti per migliaia di persone.  Né si accampi il solito problema delle risorse che mancano. Per garantire dignità e diritti a degli esseri umani le risorse si devono trovare. A meno che non  si preferisca aspettare che la tensione sfoci in episodi incontrollabili per poter ancora una volta affermare che i migranti rappresentano solo un problema, e di ordine pubblico.

E’ necessario rompere il muro dell’indifferenza e questo  silenzio assordante. A Lampedusa la comunità si sente abbandonata e la tensione rischia di diventare di nuovo alta.  Governo e Parlamento devono intervenire per mettere subito  fine a una situazione di illegalità e di ingiustizia, trasferendo al più presto i migranti trattenuti nel centro di contrada Imbriacola e garantendo a tutti coloro che lo richiedano l’accesso alla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato.


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