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La Siria muore. Viva la pace

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La fotografia di Chamberlain e la vignetta di Ali Farazat che corredano questo servizio vanno accompagnate da qualche dato per essere spiegate.  Le stime ufficiali dell’Onu parlano chiaro: di qui a maggio i profughi siriani all’estero raddoppieranno, raggiungendo il milione e centomila persone in totale. A queste si devono aggiungere i due milioni e passa di rifugiati interni, individui che hanno perso la casa e non hanno potuto o voluto lasciare il paese. Poi c’è il numero di coloro che sono morti; agli oltre quarantamila dei due anni di combattimenti sin qui registrati negli ultimi sette giorni ne sono stati certificati altri mille. Quanti sono gli altri siriani?

Nel contempo il generale fuggiasco dal bunker di Assad conferma l’uso di armi chimiche. Ma il negoziatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi, prosegue la sua intensa attività diplomatica, per convincere Assad ad accettare un piano “di soluzione politica” elaborato da russi e americani: prevede che Assad resti presidente per un altro anno, affiancato da un governo di “salute pubblica”, con esponenti “moderati” del regime e degli insorti, in vista di elezioni presidenziali alle quali Assad non potrà partecipare.

E la linea rossa di Obama, rappresentata dall’uso delle armi chimiche, sembra essersi dimostrata una linea d’ombra, altrimenti Brahimi una domandina al riguardo l’avrebbe fatta al suo amabile interlocutore. Ma molti ribadiscono che in Siria le armi chimiche sono in mani sicure, per ultimo lo ha ripetuto il consigliere del ministro della difesa israeliano….

Il mondo in sostanza assiste alla mattanza siriana proprio come disegna Farazat. Forse il noto vignettista siriano non aveva immaginato che i fiori la comunità internazionale li avrebbe offerti a Bashar al-Assad, dicendogli “per favore, resta un altro, dai… facci il piacere…”

E Chamberlain? Negli Trenta del secolo scorso divenne famoso per la politica di “appeasement” con Hitler: con la Conferenza di Monaco si illuse, cedendo alcuni territori rivendicati dalla Germania nazista, di garantire pace all’Euopa, e molti gli credettero: fino all’invasione della Cecoslovacchia.

Era in buona fede Chamberlain? Molti storici sono convinti di sì. I politici che oggi trattano con Assad lo sembrano molto di meno. Ci sono evidenti interessi strategici, economici, petroliferi, geopolitici. Ma c’è soprattutto il bisogno di sostenere le estreme, di evitare che finisca la guerra fredda mediorientale che vede Tehran svolgere il ruolo che nella nostra guerra fredda fu di Mosca.

Permanere nel recinto della guerra fredda aiuta le estreme, tutti coloro che hanno giustificato le loro ingiustificabili politiche in nome del fatto che “altrimenti vince l’America” oppure, dall’altra parte, che “altrimenti arriva il fondamentalismo”. Inoltre questa guerra fratricida approfondisce il solco tra sunniti e sciiti, fondamentale.

In tutto questo i siriani muoiono da due anni ed ovviamente non apprezzano il disprezzo per le loro vite da parte delle cancellerie di un mondo che in queste ore drammatiche manda il signor Brahimi a colloquiare in salotto con Assad. Rafforzerà i fondamentalisti? Certamente. E’ proprio quello che il gatto e le volpe, dalle due parti dei campi della guerra fredda, si augurano. Così uno seguiterà a massacrare gli iraniani e l’altro seguiterà ad avversare ogni possibile disgelo nel nome della minaccia fondamentalista.

Tutto questo si avvale della complicità morale degli “antagonisti”, che dimostrano due cose: non hanno capito il quadro, ma questo non è grave, perché uno può dire che il quadro è diverso. Ma hanno anche dimostrato di non avere principi, e questo è indiscutibile.

Accecati dal loro odio ideologico per gli Stati Uniti e per Israele, sono pronti a chiudere gli occhi davanti all’orrore delle carneficine commesse da Khamenei e Assad ai danni degli iraniani e dei siriani ( in verità nel caso di Assad anche dei palestinesi e dei libanesi), sono pronti addirittura a dirsi preoccupati dai fondamentalisti, come se Khamenei avesse la fotografie di Voltaire nella sua stanza da letto, sono pronti a tutto. A conferma del detto famoso che “il sonno della ragione genera mostri”.

da Il Mondo di Annibale

 


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