Il governo canadese – secondo indiscrezioni di stampa smentite ufficialmente, ma fortemente credibili – intenderebbe rinunciare all’acquisto, comunque già ridimensionato, degli F35. La sentenza di una commissione con le funzioni della nostra Corte dei Conti, in ogni caso, è stata lapidaria: in considerazione anche della loro manutenzione, quei caccia sono troppo cari. Oltre 16 miliardi di dollari da spendere tra il 2016 e il 2022 per 65 esemplari.
Sempre secondo le stesse indiscrezioni, il Canada sarebbe intenzionato ad acquistare invece Eurofighter, prodotto europeo cui partecipa l’Italia, con oltre 12mila addetti che ora vedono a rischio il posto di lavoro.
Nessun timore per gli italiani che credono nella forza delle armi e preferiscono spendere nelle bombe e se ne fregano dei disoccupati. Il cosiddetto governo tecnico è ormai ex, ma la riforma delle forze armate, che prevede appunto l’acquisto degli F35, nelle prossime ore verrà salvata. Incuranti della protesta organizzata davanti a Montecitorio dalle organizzazioni pacifiste (fra le quali Tavola della pace, Sbilanciamoci, Rete italiana per il Disarmo, tutte comunque portatrici del sentire della stragrande maggioranza della società civile del Paese) la Camera dei Deputati ha approvato la legge delega, già passata al Senato. Sarà dunque il prossimo esecutivo a gestirsi la patata bollente di una spesa stratosferica che metterà in ginocchio l’Italia per i prossimi 15-20 anni.
E tutto ciò, dopo una sola seduta di discussione in aula e che, se il Parlamento non si esprimerà entro 60 giorni (improbabile con il po’ po’ di campagna elettorale che incombe), diverrà legge in forza del meccanismo del silenzio-assenso. Intanto sembra che alcuni F35 siano già parcheggiati in nostri hangar, per lo meno è già partito l’ordine per l’acquisto di tre cacciabombardieri, anche se il primo, ufficialmente, ci verrà consegnato nel gennaio del 2015. Costo cadauno, 90 milioni di euro.
E per la prima volta, proprio i rappresentanti militari del Cocer si sono trovati a fianco dei pacifisti, contro una riforma che taglierà risorse (3 miliardi di euro) dalle spese per il personale, dirottandole “sulle armi da guerra più costose che siano mai state pensate e costruite – sottolinea Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace – armi che non servono a difendere, ma servono soltanto ad attaccare e a distruggere”. In barba all’art.11 della Costituzione. “E’ una legge che sacrifica l’occupazione per comprare bombe – aggiunge Lotti – con il taglio di 50mila posti di lavoro tra i militari. Ma i risparmi – precisa – non andranno a ripianare i conti dello Stato o a ridurre il deficit pubblico, resteranno nelle casse del ministero della Difesa e contribuiranno all’acquisto di nuovi sistemi d’arma”. Un provvedimento, dunque, che metterà in ginocchio anche le amministrazioni locali, già acciaccate pesantemente dalla spending rewiev.
E’ scandalizzato padre Alex Zanotelli: “Come si fa a votare una legge del genere in quattro e quattr’otto, con una crisi devastante in atto, e dopo aver atteso la riforma per vent’anni? L’Italia – aggiunge – sta vivendo un dramma incredibile e loro tagliano sul personale. L’anno scorso, abbiamo speso 26 miliardi di euro per la Difesa. Se si aggiungono 15 miliardi già stanziati per gli F35, questa è una finanziaria”.
Ma l’ammiraglio Giampaolo Di Paola può dirsi soddisfatto. Intanto, per la tempestività con cui la sua riforma vedrà la luce. Un suo vecchio pallino: 10 anni or sono, come segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, firmò con il governo americano il memorandum of understanding che dava il via alla partecipazione italiana al progetto F35. Poi, si sente la coscienza a posto, il ministro, sul fronte del risparmio: il numero di caccia è passato da 131 a 90, con un costo che sfiora “appena” i 15 miliardi di euro. Inoltre, si è fatto un’opportuna legge delega che consente a lui, responsabile della Difesa, di tagliare il personale civile da 33mila a 20mila unità, i militari da 183mila a 150mila, i generali da 450 a 310. Appena qualche soldino in più per comprare le nuove armi! E non sono sacrifici questi? Naturalmente, però, tutto ciò che viene risparmiato deve restare alla Difesa: non si sa mai.
Ma Giulio Marcon, portavoce della “Campagna Sbilanciamoci!”, rammenta che nel loro Rapporto 2013 il ministero della Difesa risulta l’unico ad aver ottenuto dal governo Monti un aumento delle dotazioni finanziarie, poco meno di un miliardo di euro per prossimi tre anni, comunque superiore ai tagli della spending review.