di Antonio Nicola Pezzuto
Torna in libertà Savino Parisi ritenuto il leader dell’ omonimo clan del quartiere Japigia di Bari. La Procura di Bari non chiede la sospensione dei termini di custodia cautelare e così, dopo tre anni di carcere, metà dei quali scontati in regime di 41 bis, il boss tornerà nella sua casa. Savino Parisi era stato arrestato il primo dicembre del 2009 e sottoposto al regime del carcere duro presso il penitenziario di Tolmezzo, in provincia di Udine, nell’ambito del processo denominato “Domino”. Nel blitz, insieme al boss barese, furono arrestate altre 82 persone con le accuse di associazione mafiosa, traffico internazionale di droga, turbativa d’ asta, riciclaggio, usura e tentativo di omicidio. Il 29 aprile 2011, il ministro della Giustizia, ritenendo il Parisi pericoloso anche dietro le sbarre, con un decreto emesso al termine della procedura prevista dall’articolo 41 bis dell’ ordinamento penitenziario, decise per lui il regime del carcere duro presso il penitenziario di massima sicurezza di Novara.
Prima dell’ arresto del dicembre 2009, Parisi era tornato in libertà il 2 marzo dello stesso anno, dopo aver scontato 22 mesi di reclusione per non aver osservato l’ obbligo di soggiorno a Bari. Il boss del quartiere Japigia era stato sorpreso dai carabinieri ad assistere, assieme ad altri esponenti della Sacra Corona Unita, a una corsa clandestina di cavalli nell’ ippodromo in disuso di Monteroni, in provincia di Lecce. Questo episodio si verificò nell’ agosto del 2007, quando Parisi era in libertà da pochi mesi. Infatti, era stato scarcerato il 29 aprile dello stesso anno dopo aver scontato 13 anni di carcere per associazione finalizzata al traffico di droga.
Il clan Parisi avrebbe accumulato un tesoro con l’ usura, le estorsioni, il traffico di droga (alleandosi, secondo la Dda, pure con la mafia serba). Fortune che avrebbe poi riciclato anche in una società di scommesse a Londra. Fiumi di denaro sarebbero stati investiti nel tentativo di realizzazione di un progetto per un campus universitario a Valenzano. Il Comune situato a circa dieci chilometri da Bari si trova al centro della storia. Partendo dalle ipotesi di riciclaggio, i militari del Gico della Guardia di Finanza avevano sequestrato 227 immobili, 700 conti correnti, 61 auto lussuose, 9 scuderie, 71 cavalli di razza e 35 imprese. Il tutto, per un valore complessivo di 220 milioni di euro.
Gli avvocati di Parisi hanno presentato istanza di revoca della misura cautelare per “scadenza dei termini massimi di fase della custodia”. Il Procuratore aggiunto Pasquale Drago, subentrato nell’ indagine alla collega Elisabetta Pugliese (oggi alla Dna) aveva espresso parere negativo. Il collegio (presieduto da Giovanni Mattencini, giudici a latere Anna Perrelli e Domenico Mascolo) dopo aver rilevato che “dalla data di adozione del provvedimento dispositivo del giudizio è decorso il termine di due anni durante il quale il Parisi è stato ininterrottamente sottoposto a custodia cautelare”, dopo aver evidenziato che “il Pm non ha mai chiesto la sospensione dei termini, né al momento dell’ apertura del dibattimento né mai successivamente”, ha dichiarato la cessazione della misura cautelare, ordinando la “immediata rimessione in libertà”. L’ ordinanza è stata emessa in camera di consiglio al termine dell’ udienza che è stata aggiornata al 7 gennaio. Il boss, tornato libero, rimane comunque un sorvegliato speciale. Dovrà rientrare a casa a una certa ora, non potrà frequentare pregiudicati, non ha la patente, ma tornerà nella sua casa al quartiere Japigia.