“Massimo impegno”. Questo, racconta il Fatto, sarebbe stato l’ordine impartito dal cavaliere alle tv Mediaset, cioè a quelle di sua proprietà. Il Fatto non solo scrive il vero, ma l’ordine è stato ancora più dettagliato e, per la precisione, sarebbe stato impartito in una riunione che si è svolta ad Arcore qualche settimana fa. Nel corso dell’incontro Berlusconi si é occupato non solo di Mediaset, ma della preparazione di un vero e proprio piano mediatico per accompagnare e sostenere la sua disperata decisione di ridiscendere in campo.
In quella riunione fu anche decisa la strategia per “neutralizzare” gli annunciati cambiamenti alla Rai, difendere i lotti giá conquistati, consolidare la permanenza degli uomini di fiducia nelle reti, nelle testate e nelle strutture di comando, impedire qualsiasi cambiamento sia alla radio, sia nella informazione regionale, diventata una sorta di fortilizio della alleanza tra la Lega e i berlusconiani.
Infatti tutti i fedelissimi del Cavaliere, persino quelli che furono beccati a trafficare con le sue aziende, siedono ancora sulla plancia di comando di viale Mazzini, pronti a combattere l’ultima battaglia.
Non a caso le ultime nomine Rai, al di lá dei giudizi sulle singole persone, hanno sostanzialmente confermato il dominio del centrodestra sul servizio pubblico.
Nel frattempo la programmazione Mediaset, ormai da qualche settimana, ha virato verso l’opposizione al governo Monti.
Sono spuntati come funghi salotti dove i conduttori e le conduttrici che, prima magnificavano le sorti dello zio di Ruby e la prosperitá della nazione, ora tentano di travestirsi da interpreti e cantori della rabbia popolare contro il governo, l’Europa, le lobbies, le banche, la finanza; manca solo il complotto “giudaico- massonico” e poi il repertorio sará finalmente completato.
In realtà c’é poco da ridere: Berlusconi giocherà la carta di sempre e cioé quella di impiegare i media da lui controllati come un autentico servizio d’ordine pronto, come sempre, a sostenere il capo e a manganellare gli avversari.
L’obiettivo non è più quello di vincere, e questo lo sa anche un Cavaliere sempre più immalinconito e livoroso, ma piuttosto quello di spedire in Parlamento un forte manipolo di fedelissimi alla Dell’Utri pronti a tutto pur di tutelare il perimetro del conflitto di interessi.
Questo, oggi, è il cuore della strategica politica e mediatica per il presente e per l’immediato futuro.
É assai probabile, per riprendere una citazione ormai classica, che quello che un tempo aveva il carattere delle tragedia e della forza, ora possa rivelarsi una farsa e neppure delle migliori, ma sbaglia chi sottovaluta la potenza di fuoco mediatico ancora saldamente nelle mani dell’ex presidente del Consiglio.
Per queste ragioni chi avrà la possibilità di incontrare il presidente Napolitano e le massime autorità di garanzia, dovrebbe non solo chiedere di votare il prima possibile, ma anche di votare in condizioni di “ordinaria decenza democratica”, impedendo il ripetersi di quella permanente alterazione del principio di pari opportunità che ha portato le massime autorità internazionali a definire l’Italia un paese che, in materia di libertà di informazione, si colloca sempre e comunque “fuori dai parametri europei”.
Chiunque abbia a cuore i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione, ha oggi il dovere etico e civile, ancor prima che politico, di chiedere alle Autoritá di garanzia di vigilare e di garantire un confronto alla pari, cosa che non é avvenuta nelle ultime competizioni elettorali.
Per queste ragioni, come Articolo 21, promuoveremo un nostro Osservatorio per raccogliere segnalazioni e denunce, da traformare in altrettanti esposti da inviare alle Auroritá di Garanzia nazionali e, se non bastasse, anche alle competenti Autoritá europee.
Almeno su questo punto sarebbe doveroso che tutte le forze politiche che hanno deciso di superare ilventennio berlusconiano si sforzassero di trovare una posizione comune e, magari, almeno per il futuro, concordassero sulla necessità di superare il conflitto di interessi e di abrogare la legge Gasparri. O no?