Dato prima per ferito dagli Assad, poi per fuggiasco, quindi per arrestato, il vice-presidente siriano Faruq ash-Shara ritrova la parola e parla con il quotidiano-fratello del regime siriano, il libanese al-Akhbar.
“Nè noi né gli insorti possiamo vincere in modo risolutivo questa guerra. Occorre salvare la Siria con una soluzione “siriana”, occorre cioè dar vita ad un governo di unità nazionale che salvi il paese e ponga le basi per una ricostruzione”. Parole che sanno di resa, perché è quello che Assad avrebbe dovuto fare due anni fa e non fece. Quello che ash-Shara, esponente sunnita del regime, proponeva allora, quando venne ridotto a un vice-presidente agli arresti domiciliari.
Il fatto che queste parole appaiono oggi sul giornale che ha sostenuto più di ogni altro la linea bellicista del regime la dice lunga.
Mentre i russi dicono che Bashar si prepara alla disperata fuga verso Tartus e la sua ridotta alawita, questa esternazione di ash-Shara ha tutto il sapore di un disperato tentativo per dire, “abbiamo capito di aver perso, consentiteci una uscita dignitosa di scena, di salvare la pelle e qualche lingotto. Altrimenti useremo le armi della disperazione. ” A chi deve decidere l’ardua risposta.