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SSN: servizio no, sanitario forse, nazionale è aleatorio

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di Nadia Redoglia
«La sostenibilità futura del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe non essere garantita». Pur ribaltandola in ogni sua proiezione ortogonale, questa resta la frase lapidaria proferita da Monti. I possessori di buon senso, a differenza degli ottimisti ipnotizzati dai precedenti governi, da un bel po’ temevano che prima o dopo il capo del governo attuale l’avrebbe palesata. E per forza! ‘Sta rete di servizio sanitario l’abbiamo chiamata “nazionale”, ma di fatto, nel concreto, è meramente ridotta a “rete vassalla” (cfr. feudalesimo da nono secolo) che parte dal re, passa per  vassalli, valvassori, valvassini e contadini liberi (in attuale epoca altrimenti detti “piazzati dai partiti”) fino a giungere ai servi della gleba. Il tutto ben s’identifica e si distribuisce nei costi che ciascun territorio (feudale, altrimenti detto regionale in epoca trend) applica. Dalla banale siringa (robetta che ciascuno di noi acquista nei supermercati per pochi centesimi) al complesso sistema per ospedalizzazione, il costo feudale può raddoppiare e pure triplicare: quando si tratta poi di somministrare farmaci costosissimi, tipo i chemioterapici, ma è giusto esempio tra i tanti, possiamo ben immaginare a quale livello balza «la sostenibilità del (questo) servizio sanitario nazionale (?!)».

Sa che c’è prof. Monti? C’è che ha confuso la “sostenibilità” del Servizio Sanitario Nazionale con la “sostenibilità” degli addetti/referenti/responsabili del (questo) servizio sanitario. Al posto della “S” di servizio noi, al momento, ci vediamo giusto la “S” di sistema.
Vogliamo porci (con o senza ali) di fronte a questa realtà?!


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