Quando i giornalisti del servizio pubblico s’interrogano sulle proprie responsabilità e sul proprio futuro, è sempre un buon segno. E’ quanto è successo ad Acquasparta (Terni) all’Assemblea Nazionale di “Articolo 21”, l’associazione di giornalisti aperta ad altre associazioni, che difende il dovere di informare e il diritto di essere informati. I temi trattati sono stati tanti, come gli interventi faticosamente contenuti nei 5 minuti: restituzione di ruolo ai colleghi emarginati per la loro “schiena dritta”, conflitto di interessi, legge Gasparri, parità di genere…
Beppe Giulietti ha ben condotto il confronto nonostante la varietà posizioni – alcune fortemente critiche – ed ha concluso con un appassionato richiamo alla resistenza verso la “legge bavaglio” che sarà presto di nuovo in discussione. “Se servirà – ha precisato – faremo una manifestazione nazionale contro questa legge, perché quando si prevedono multe così alte, si blocca il giornalismo d’inchiesta, soprattutto quello portato avanti da giovani colleghi che operano con grandi difficoltà in zone di mafia e camorra. E questo non lo permetteremo mai”.
Per capire a quale giornalismo d’inchiesta si riferisse Giulietti, è bastato aspettare la proiezione de “Il Casalese”, un documentario sulla parabola politica e affaristica del parlamentare forzaitaliota Nicola Casentino, detto “Nick o mericano” realizzato con coraggio ed intelligenza da un pugno di giornalisti campani.
Incisiva anche la denuncia di Pino Finocchiaro nella presentazione del suo libro “La mafia grigia: cupola dei colletti bianchi”, dove tratta tutta la “filiera” ininterrotta che lega la mafia catanese violenta a quella che “ha studiato”, per gestire i suoi traffici e le sue infiltrazioni. Dopo cena, Santo Della Volpe – in diretta su RaiNews – ha aperto la discussione ai rappresentanti di varie associazioni: Don Ciotti (Libera), Flavio Lotti (Tavola della Pace), Roberto Natale (FNSI) e me per “Libertà e Giustizia”.
Flavio Lotti ha sottolineato i miliardi di fondi appena approvato dal Parlamento nel silenzio assoluto, “mentre non si trovano fondi per chi sta languendo”.
Don Ciotti – con la sua nota passione – ha richiamato l’informazione a parlare degli ultimi, “perché dietro alle leggi di risanamento ci sono poi le persone che non ce la fanno; con le loro storie, il dormitorio da trovare per la notte, le facce segnate dalla fatica. Bisogna parlare di più di chi soffre e invece non ci sono più notizie sull AIDS, sulla tratta dei lavoratori, delle prostitute, dei bambini”.
Natale ha parlato dei rischio di un’informazione sempre più cinica.
“Ma possibile che i lavoratori che difendono il loro posto di lavoro – ha detto il presidente della Fnsi – si debbano arrampicare fino a 70 metri, perché se no nessuno parla di loro? Ormai il dramma dei licenziamenti non fa notizia”.
Quando è toccato a me, ho parlato di come Libertà e Giustizia cerchi di attivare i cittadini per non subire ma anzi migliorare la politica dalla base, perché solo un elettore competente, sceglie un politico competente. In questo impegno, la buona informazione è fondamentale per sviluppare un’opinione pubblica vigile, che in Italia ancora contribuisce troppo poco al cambiamento.
Esco dall’Oratorio di S.Francesco dove s’è tenuto l’incontro ed è notte.
Non fa freddo, c’è lo scirocco che mi mulina intorno le foglie gialle nel viale deserto.
Sento che siamo sempre di più a voler cambiare. E con la voglia di farlo insieme.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21