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Milano scopre i beni confiscati ai boss

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Tanti i giovani che hanno partecipato al Primo Festival organizzato da Libera e dal Comune
di Laura Anzideo e Gaia Baschirotto
Non è così ovvio e immediato ma, sicuramente, poterlo spiegare ai ragazzi delle scuole della città è stato importante e necessario. Troppo spesso siamo abituati a sentire la mafia come qualcosa che viene da lontano, che ha l’accento del sud e lo stereotipo dell’uomo di una certa età, con sigaro e occhiali scuri. In più, appunto, le mafie cercano di far finta di non esserci, di non esistere e alcune volte, pericolosamente, trovano eco in istituzioni e media. Per questo poter collaborare come Libera alla realizzazione del Primo Festival dei Beni Confiscati alle mafie organizzato dal Comune di Milano e dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità, è stato importante e necessario in termini educativi.

Le porte dei beni confiscati si sono aperte per lasciarsi “scoprire”: poter scoprire quindi che dove c’era un mondo di illegalità, di spaccio, di prostituzione, di traffici illeciti di ogni sorta, oggi ci sono ragazzi, anziani, uomini e donne e operatori, educatori, volontari, ognuno con le proprie storie. Abbiamo coinvolto una decina di scuole di Milano e Provincia, arrivando a parlare complessivamente a circa 1000 tra ragazzi e ragazze dagli 11 ai 19 anni: con l’impegno di una quindicina di volontari che è stato ampiamente ripagato dai sorrisi, dai grazie e dall’attenzione di studenti e docenti.

Scopri il Bene è il nome dell’iniziativa relativa alle scuole e abbiamo cercato di sottolineare in ogni aula, in ogni bene visitato, come sia necessario scoprire questa realtà, con tutti i significati che ha: scoprire cosa c’era prima del sequestro, scoprire in che modo è stato ripensato per la collettività, scoprire e imparare. Sono stati tanti, anche se condensati in due giorni, i momenti emozionanti che Scopri il Bene ha regalato a noi di Libera.

È stato emozionante vedere trenta ragazzi in silenzio, seduti per terra per un’ora ad ascoltare il funzionario della sede milanese dell’agenzia dei beni confiscati che racconta cosa significa ricostruire operazioni bancarie internazionali e vederli fare domande, increduli di essere tra le discoteche che frequentano solitamente, nel pieno centro di Milano, a parlare di come le forze dell’ordine operano.

È stato emozionante vedere le tante bandiere di Libera firmate dai ragazzi, talvolta volontari loro stessi, perché il sabato mattina non tutti vanno a scuola. Volontari e volontari: tutti con la stessa attenzione e precisione, consapevoli di essere lì a fare qualcosa di importante, che ha un significato che trascende la presenza, che testimonia e impara e insegna.

È stato emozionante vedere gli occhi di giovani volontari che si sono preparati con materiali, per giorni, per poter raccontare che cosa significa bene confiscato ad un’aula magna di 100 ragazzi. È stato emozionante entrare in quello che era un bar e trovare dietro al bancone, al posto degli alcolici, pile di libri di testo e giochi in scatola: vedere come quei ragazzi e ragazze, che si ritrovano insieme agli educatori a fare i compiti, hanno compreso e raccontato a noi il loro orgoglio di essere protagonisti della trasformazione del bar. Trasformare in bene. E scoprirlo.

E poi ancora ragionare insieme a loro sul significato del bene, su cosa significa libertà dalle mafie, su come è importante decostruire stereotipi e, infine, scoprire che la mafia esiste, ma che ci sono tanti modi per combatterla e impegnarsi, a partire da iniziative come Scopri il Bene e il Festival dei Beni Confiscati.


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