di Nadia Redoglia
Il governo starebbe predisponendo un decreto legge per garantire “la continuità” dell’Ilva. E’ la premessa a tale decreto che merita estrema attenzione: “l’Ilva costituisce una priorità strategica di interesse nazionale”.
E’ proprio da questo dato di fatto che il Governo dovrebbe ritenere indispensabile partire, all’esclusivo fine di stabilire responsabilmente a chi oggi deve essere demandato il futuro di cotanto interesse nazionale.
Stante il fatto (indiscutibile) che quell’interesse nazionale è velocemente riuscito, ormai da decenni, a trasformarsi in interesse esclusivamente e meramente privato (a parte i Riva ci possiamo aggiungere senza remore i conniventi politici che hanno sempre tenuto loro bordone), ebbene come può essere possibile che un Paese, già riconosciuto a livello planetario principe della filosofia (oltre che alla natura propria) del diritto, sia ridotto alla più becera delle costrizioni ricattatorie?!
Ma come?! Vediamo un banalissimo esempio. L’art. 33 C. 1 di D.P.R. 380/01 in materia d’abusi edilizi prevede, a discrezione comunale, la rimozione coattiva dell’abuso, ma pure senza ulteriori spiegazioni, l’acquisizione gratuita del bene e dell’area di sedime. Ciò significa che al reo (si badi: quello che ha sfruttato anfratto sul balcone di periferia per ricavarci 5 metri di cubatura, mica solo il tizio che s’è fatto la villa abusiva in costa privilegiata) gli possono portare via l’intero appartamento senz’altro aggiungere e a quegli altri indagati per reati gravissimi (omicidi e disastri ambientali) ci limitiamo a sequestrare quella “priorità strategica d’interesse nazionale” proseguendo comunque a lasciarla a loro in attesa di vedere l’effetto che fa, ma che se poi ci ricattano sono poi solo cazzi di 20mila famiglie senza lavoro?! Questa è follia, altro che natura e filosofia del diritto!
Quella “priorità d’interesse nazionale bla-bla” al punto in cui oggi si è rivelata può solo essere confiscata dallo Stato (che siamo noi), altro che “semplicemente” sequestrata! E, da qui, mandata avanti con le sole forze nostre, ovvero con le forze di quei dipendenti che fino a oggi, a fronte di “squallida” busta paga, sono stati costretti a sacrificare la vita dei loro affetti più cari. Oggi hanno detto basta e tutti noi, in quanto Stato, abbiamo il dovere di aiutarli e proteggerli.*
* http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/37296.html