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Lettera aperta di Enzo Palmesano. “L’On. Bocchino puo’ non pagare per una ‘dimenticanza'”

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Riceviamo e di seguito pubblichiamo la lettera aperta che il giornalista Enzo Palmesano ha inviato alle istituzioni in merito a “indennità di fine rapporto e per stipendi mai ottenuti” da parte dell’On. Italo Bocchino editore del quotidiano “Roma” di Napoli.

Al Sig. Presidente della Repubblica
Al Sig. Presidente del Senato della
Repubblica
Al Sig. Presidente della Camera dei deputati
Al Sig. Presidente del Consiglio e, per conoscenza,
Ai Gruppi parlamentari di
Senato e Camera
Mi riferisco ad una “dimenticanza” dei competenti uffici
della Presidenza del Consiglio dei ministri, grazie alla quale l’on.
Italo Bocchino (vicepresidente di un partito, FLI, che attualmente fa
parte della maggioranza di governo) può continuare a non versare i soldi
che deve al sottoscritto giornalista professionista da circa 16 anni (e
si tratta di soldi frutto di finanziamento pubblico).

Ecco, in breve, la
storia del sopruso di cui sono vittima. Nel 1996 fui il primo direttore
responsabile del nuovo quotidiano “Roma” di Napoli, di cui l’on. Italo
Bocchino era ed è l’editore. Il 15 dicembre di quell’anno, circa 16 anni
fa, venni licenziato per ritorsione dopo che mi ero opposto – per una
questione di decenza, prima ancora che per un’esigenza di giustizia – al
licenziamento di un giornalista.

Mi affidai ai legali dell’Associazione
napoletana della Stampa (alla quale ero allora iscritto), avvocati
Calcedonio Porzio e Adelino Pulcinaro, e, pur essendo io in possesso di
una sentenza definitiva e quindi di un titolo esecutivo per la mia
indennità di fine rapporto e per stipendi mai ottenuti, l’on. Italo
Bocchino non paga. Più recentemente, appresa la notizia della imminente
erogazione dei fondi pubblici per l’editoria, i miei avvocati avevano
chiesto il pignoramento presso terzi (cioè la Presidenza del Consiglio
dei ministri) della somma dovutami dall’editore del “Roma” on. Bocchino.

Ma davanti al giudice nessuno si è presentato, in nome e per conto della
Presidenza del Consiglio dei ministri, a rendere la prescritta
dichiarazione. Una “dimenticanza”, una “distrazione” grazie alla quale
l’on. Bocchino può continuare a non versare i soldi che mi deve. Affido
quanto sopra alla riflessione delle Autorità in indirizzo, affinché sia
fatta chiarezza e giustizia.

A me pare che gli uffici della Presidenza
del Consiglio dovrebbero essere più solerti di altri a rendere eventuali
dichiarazioni davanti ad un magistrato, a meno che per novelle
legislative per avventura sfuggitemi tali uffici siano esentati o
possano scegliere di farne a meno quando si tratta di agire nei
confronti di un esponente della “casta” beneficiario anche di
finanziamenti pubblici per iniziative editoriali.

Cordialmente Vincenzo
Palmesano giornalista professionista


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