Gaza. Un appello per ristabilire la verità

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Nonostante si rincorrano contraddittorie le voci su una possibile tregua nella Striscia di Gaza, proseguono ininterrotti i raid aerei e nuove morti debbono essere conteggiate anche oggi. Ma non si placano neanche le polemiche, come nel caso del post di Odifreddi dalla breve vita su Repubblica, o le accuse ai media di fare, da sempre, sulla questione israelo-palestinese, informazione di natura parziale ( soprattutto a favore di Israele). Allora c’è la società civile, o almeno una parte di essa, che decide di fare pressione, in qualche modo contro-informazione, rispetto a quello che invece i media raccontano, o molte volte a quello che dimenticano di raccontare. E in effeti di cose che non si raccontano ce ne sono…

Da un comunicato giunto alla nostra redazione dobbiamo infatti constatare come sia difficile trovare in giro, per esempio, la notizia delle manifestazioni pacifiste tenutesi a Tel Aviv subito dopo l’inizio dell’operazione militare, eppure manifestazioni ci sono state ed esistono in merito prove filmate. Così come molte volte è difficile stabilire di chi sia la responsabilità o le responsabilità dell’escalation, dividendosi quasi sempre in due fronti contrapposti. Allora anche quì forse è il caso di ricordare, ci viene suggerito , che prima del lancio di un razzo dalla Striscia verso Israele avvenuto il 10 novembre e che ha centrato in pieno una jeep militare, c’erano stati due pesanti episodi che avevano coinvolto civili palestinesi: il primo avvenuto il 5 novembre “quando un uomo di 20 anni, innocente e apparentemente disabile mentale, Ahmad al-Nabaheen, è stato ucciso dai proiettili mentre cercava di avvicinarsi al confine. I medici hanno dovuto aspettare sei ore per avere il permesso di recuperarlo e sospettano che potrebbe essere morto a causa del ritardo nei soccorsi. La seconda uccisione è avvenuta l’8 novembre (http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=535378), quando un ragazzino di 13 anni,  Hamid Abu Dagka, che stava giocando a pallone davanti alla sua casa, è stato ucciso dai proiettili dello IOF, entrato nel territorio di Gaza con carri armati ed elicotteri.”

Ma andando oltre, sono anche altre le notizie oscurate: come ad esempio l’arrivo di 500 attivisti egiziani il 18 novembre per dare solidarietà alla popolazione civile di Gaza, o le decine e decine di manifestazioni che si stanno svolgendo in oltree 50 città nel mondo ( tante anche in Italia) per chiedere la cessazione immediata delle ostilità, o ancora l’allarme lanciato dall’Unicef in questi giorni, come riporta un lancio dell’Ansa: ” Almeno 18 bambini palestinesi hanno perso la vita e 252 sono rimasti feriti nei primi 5 giorni delle ostilità a Gaza, sotto i raid israeliani. Lo riferisce l’Unicef, notando che ci sono bambini anche tra i 50 civili israeliani feriti finora dai razzi lanciati dal miliziani palestinesi. L’Unicef avverte che il bilancio si aggrava di ora in ora. E dopo la diffusione di questi dati, giunge notizia di ancora due bimbi, di 4 e 2 anni, uccisi coi genitori nella Striscia da un ulteriore raid.”
Mentre la situazione sanitaria sembra essere nuovamente al collasso «Gli ospedali sono sovraffollati a causa dell’afflusso continuo di feriti e le scorte di alcuni farmaci si sono rapidamente esaurite» come racconta da Gaza il giornalista Michele Giorgio.


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