Dopo il primo ministro egiziano e il ministro degli esteri tunisino, oggi arrivano a Gaza il Segretario Generale della Lega Araba, al Arabi, e il ministro degli esteri turco, Ahmet Dovutoglu. Per Hamas un successo politico indiscutibile. Ora si lavora per un armistizio stabile.
Era la stessa opzione che stava sul tavolo di Israele e di Hamas prima che venisse ucciso il capo del braccio militare di Hamas, generale al-Jabaari. Come raccontiamo nel servizio precedente, una dettagliata proposta in tal senso era arrivata al ad al-Jabaari poche ore prima che Netanyahu ne ordinasse l’eliminazione. Cosa è cambiato?
E’ cambiato che Hamas ha dimostrato di saper raggiungere con i suoi razzi Tel Aviv, ha incassato la solidarietà politica di Egitto, Qatar, Turchia (lasciate stare il sostegno iraniano, questo adesso non conta); è diventata cioè “il legittimo rappresentante dei palestinesi”. Dunque Netanyahu e Lieberman sono riusciti nel loro intento politico, togliersi dai piedi Abu Mazen, la sua offensiva diplomatica, la sua scelta di pace.
Il vero vincitore è dunque lui, l’uomo di cui purtroppo dobbiamo pubblicare la foto, Khaled Meshaaal. Leader dell’ufficio politico di Hamas, Meshaaal è stato a lungo ospite degli Assad a Damasco. Poi, quando Bashar ha scatenato la sua infame repressione, ha fatto le valigie e se ne è andato via. Aveva cercato in tutti i modi di spiegare al suo amico che la rivolta popolare andava gestita in tutt’altro modo, si era persino offerto di andare a lui nella città insorta, Daraa, a risolvergli il problema. Ma Bashar non lo è stato a sentire. E lui se n’è andato via. Ora è al Cairo, a incassare da leader un risultato politico, l’ennesimo che la destra israeliana consegna ad Hamas. Per la complementarietà degli opposti. Meshaal vince in caso di accordo, ma vince anche in caso di non accordo.
Il mondo ha voltato le spalle ad Abu Mazen e alla pace dei coraggiosi, quella firmata da Rabin e Arafat, leader uccisi e dimenticati. Aveva ragione giorni fa Isham Abdallah, collega palestinese, a scrivere qui con tristezza “good bye Abu Mazen”. Resta però la certezza che i popoli sono più intelligenti delle volpi, come Meshaal o Netanyahu, e le ragioni della pace torneranno a farsi sentire. Se il mondo non volterà loro nuovamente le spalle…