di Fnsi
Il ritorno in Commissione di tutto il testo sulla diffamazione a mezzo stampa è un fatto di indubbio interesse e può diventare positivo se la tumultuosa riflessione in corso porta anche alla ragionevolezza. Così com’era arrivato in aula il provvedimento, avviato con lo scopo di eliminare il carcere tra le sanzioni per i giornalisti, era insostenibile sul piano della coerenza giuridica e della compatibilità con il bilanciamento necessario dei beni da tutelare: il diritto di cronaca, la libertà e l’autonomia dell’informazione, il rispetto della dignità delle persone. Le indicazioni che emergono, anche dalle dichiarazioni dei senatori che hanno sostenuto il ritorno in Commissione dell’intero testo, paiono orientate a uno stralcio per la depenalizzazione e ad attribuire un valore significativo alla rettifica come strumento di riparazione efficace di eventuali danni da errori o orrori di stampa.
La mobilitazione di giornalisti e cittadini – da ultimo l’appello di Fnsi e direttori – stanno dimostrando che, in materia di diritti civili, libertà di stampa e regole di convivenza democratica, occorre buon senso, profondità di ragionamenti e capacità di tradurre in norme i principi liberali delle democrazie. Atteggiamenti punitivi, ritorsivi – o peggio vendicativi – non possono ispirare alcuna legge che debba garantire la dignità dei diritti umani, la libertà e il diritto alla conoscenza delle persone.
La responsabilità etica dell’informazione, e la sua lealtà nel rapporto con i cittadini, non si promuove con leggi coercitive e intimidatrici.
La Fnsi ringrazia i parlamentari che si stanno battendo per una legge giusta ed equilibrata e stanno determinando l’indispensabile ritorno alla riflessione. Ringrazia anche il ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha offerto indirizzi molto chiari per la soluzione di una problematica diventata urgente per il Parlamento dopo la condanna a 14 mesi di carcere del direttore Sallusti. Tuttavia se dovessero riaffacciarsi clima e atti di intimidazione, tesi a introdurre censure e a provocare autocensure, i giornalisti trasformeranno la loro mobilitazione in azioni diffuse in tutta Italia, fino a una grande azione pubblica nazionale”.