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Con la nomina dei ministri completata la transizione in Somalia

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Tra la fine di agosto e i primi di novembre si è completata la road map disegnata dalla comunità internazionale per portare la Somalia fuori della transizione e dalla ventennale guerra civile. Dopo il completo rinnovamento del Parlamento con la designazione da parte dei Saggi di ogni clan dei 275 membri e l’elezione del suo speaker Prof. Avv. Mohamed Osman Jawari, i nuovi deputati hanno eletto a Presidente della Repubblica l’esponente della società civile, docente universitario e attivista umanitario Hassan Sheikh Mohamud e questi, dopo una gestazione durata un mese, ha designato Primo Ministro l’economista Abdi Farah Garad Shirdon. A quest’ultimo, in base alla nuova Costituzione transitoria, spettava l’indicazione del gabinetto dei ministri ma la lista si è fatta attendere. Sono circolate voci di tensioni tra il Presidente ed il Primo Ministro sulla riduzione del numero dei ministeri da ripartire tra i vari clan secondo la regola costituzionale denominata “4.5” (four point five) che assegna un numero uguale di poltrone a ciascuno dei quattro maggiori clan del Paese e la metà alle minoranze unitariamente intese.

L’attesa negli ultimi giorni si era fatta spasmodica e anche tra la popolazione circolavano perplessità e diffidenza sulla capacità di rinnovamento dei nuovi capi, ma alla fine tutto si è risolto nel migliore dei modi.
Il nuovo gabinetto si compone di appena dieci ministri contro le più pessimistiche previsioni che scommettevano su non meno di trenta ministri per accontentare gli appetiti clanici.
Già il numero di dieci ministri sconvolge la regola “4.5” perché generosamente sono state considerate le minoranze degne di un numero di ministri pari a quello dei quattro grandi clan sicché ciascun raggruppamento ha avuto due ministeri.

Altro elemento significativo è la quota rosa: per la prima volta è donna il Vicepremier e Ministro degli Esteri e sempre al femminile è il dicastero dello Sviluppo, Famiglia e Affari Sociali.
La prima è la D.sa Fawsia Yusuf Aden che è stata diplomatico di lungo corso nonché anche addetto culturale dell’Ambasciata somala in USA e prima ancora in Francia e Germania. E’ stata fondatrice dell’Università di Argeisa e di un canale televisivo internazionale. E’ stata una nomina sofferta perché la sua provenienza dal Somaliland è stata letta, da una parte, come un tentativo di arginare la pretesa autonomista della Regione del nord e, dall’altra parte, come una slealtà verso le altre regioni somale che non hanno mai invocato l’autonomia. Non si può negare una certa astuzia nella designazione agli Esteri di Fawsia Yusuf Aden per un maggiore coinvolgimento del Somaliland nel processo di pacificazione che il governo centrale intende promuovere.

Il neo ministro dello Sviluppo, Famiglia e Affari Sociali è invece la D.sa Maryan Qasim Ahmed, medico, che ha già rivestito un ruolo ministeriale per le donne e la famiglia nel governo di Mohamed A. Mohamed Farmajo ed è la presidente del Tayo Party fondato da quest’ultimo.
Dall’apprezzata esperienza del Governo Formaggio proviene anche Abdihakim Mohamud Fiqi che è stato confermato nel ruolo che ebbe di Ministro della difesa e che Roma ha conosciuto quando, alla fine dello scorso anno, venne per la Somali Hope Conference Two organizzata al Senato della Repubblica da Articolo21 e dall’Associazione Migrare. La sua nomina è un aperto riconoscimento ai successi delle truppe somale contro Al Shabab che risalgono proprio al suo primo dicastero.

Anche Abdullahi Nur Abyan è stato nominato per lo stesso incarico ricoperto nel Governo Farmajo come ministro della Giustizia e Affari Religiosi.
I tre confermati dopo l’esperienza del Governo Farmajo intendono rassicurare l’opinione pubblica rimasta delusa quando la scelta del Primo Ministro non è caduta sullo stesso Farmajo.
Al Ministero dell’Informazione e Telecomunicazioni è stato chiamato il Col. Abdullahi Elmoge Hirsi, formatosi in ingegneria militare in Russia e che ha lavorato anche per l’organismo internazionale per la fame nel mondo World Food Programme in zone come Afghanistan, Kazakistan e Uzbekistan. Il suo ruolo è particolarmente delicato rispetto ai giornalisti somali di cui in media uno al mese viene barbaramente ucciso tanto che l’ONU ha espresso la sua ferma condanna per questa catena di omicidi contro la libertà di espressione.

Alle Finanze e Pianificazione è stato chiamato Mohamud Hassan Suleiman con una lunga esperienza nel sistema bancario internazionale ed in quello islamico in particolare.
Altri nominati sono stati Muhayadin Mohamed, ministro per la ricostruzione, Abdirisak Omar Mohamed, ministro delle risorse naturali, Mohamud Ahmed Hassan, ministro dell’Industria e del commercio ed infine Abdikarim Hussein Guled, ministro agli interni e sicurezza sul quale, in definitiva, ricade il gravoso compito di riportare la tranquillità nelle strade della Somalia onde permettere a tutti i suoi colleghi di poter esplicare il rispettivo mandato.
Ciascuno dei ministri nominati ha forti curricula alle spalle ed assicura l’eccellenza nei vari settori della pubblica amministrazione.

La nomina del Consiglio dei ministri conclude un periodo molto intenso per le autorità da poco erette a capo delle istituzioni somale. Dopo il Ministro degli esteri italiano Giulio Terzi, accompagnato dall’Ambasciatore Andrea Mazzella, che ha assicurato il sostegno dell’Italia nei settori della sicurezza, della giustizia e della cooperazione, è arrivato nella capitale somala Michele Cervone D’Urso, Inviato Speciale dell’Unione Europea per la Somalia, con la buona notizia di uno stanziamento di 158 milioni di Euro (200 milioni di USD) per la ricostruzione nei prossimi anni ed infine anche Wendy Sherman Ruth, Sottosegretario per gli affari politici, ha portato il sostegno degli Stati Uniti alle nuove istituzioni somale.

Ora tocca alla comunità internazionale avviare con i nuovi interlocutori il dialogo per favorire lo sviluppo del Corno d’Africa sino al completo recupero della Somalia nel consesso delle nazioni.
L’Italia, dal canto suo, ha una lunga tradizione di rapporti che varrebbe la pena di ristabilire anche sul versante dell’istruzione con l’adozione di borse di studio per gli studenti somali più meritevoli che in passato ha permesso all’intellighentia somala di parlare italiano e conoscere la nostra cultura ampliando le possibilità di relazioni ed interscambio tra i due paesi.

*fondatrice dell’associazione Migrare www.migrare.eu


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