Compro l(’)oro!

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di Nadia Redoglia
Toh! Ci sono arrivati finalmente a indagare sui “compro oro”! Circa 3 anni fa a me, persona qualunque, cominciarono a sorgere non poche perplessità sull’esponenziale sbocciar di botteghe e botteghini che, da abituali rigattieri per oreficeria usata e/o per “uomini del banco dei pegni”, si trasformavano in fonditori (e fondatori) d’oro…
Oggi, a distanza di tre anni dalla donna qualunque, si legge: “smantellata un’organizzazione dedita al riciclaggio, ricettazione, frode fiscale ed esercizio abusivo del commercio del prezioso metallo”. Una sola?!

Oro: metallo posseduto nei forzieri di Stato per quantificare la ricchezza di un Paese e, da qui, poter stampare carta moneta d’equivalente valenza. E sia: sappiamo tutti che ormai non funziona proprio più così (quanto a valenza ci resta giusto la “V” maiuscola del paese alessandrino, peraltro coinvolto nel blitz), ma da qui a impiegare tutti ‘sti anni per capire che l’oro insiste a essere congruo metallo (più della carta) di redditizio scambio, pare proprio un insulto all’intelligenza (l’aurea e no) di tutti noi.
Ve lo vedete, infatti, il disperato che barattando (per lui preziosissime) catenine e fedi nuziali al “compro oro” (per lui risibili grammi di fusione) per un pasto in più alla famiglia, pretende da questi la fattura, ché altrimenti non se ne fa niente?!

La “fattura”, il disperato costretto a cedere i ricordi più preziosi, l’ha già malauguratamente ottenuta quel giorno in cui, italiano, s’affidò a governi che l’hanno ridotto così. L’umiliazione peggiore sta nel fatto che, al momento, non può neppure scaricarsela!


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