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Berlusconi e Di Pietro. Quando l’allievo imita il maestro

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L’arresto di Vincenzo Maruccio, ex capogruppo dell’IDV nel consiglio regionale del Lazio, e le indagini ancora in corso sull’avvocato Scicchitano e l’esclusione dell’ on. Antonio Di Pietro dal campo della squadra di centro-sinistra, guidata dal Partito Democratico di Pierluigi Bersani contro il centro-destra di Silvio Berlusconi e Angelino Alfano (della Lega non sappiamo ancora che cosa succederà!) sono avvenimenti molto significativi per gli italiani.

Ed io che, nella mia vita – essendo la mia professione quella dello studioso di storia e del professore, e non del politico – ho sempre privilegiato l’interesse generale a quelli privati e particolari, sento oggi il bisogno di offrire una testimonianza sul breve periodo (dalla fine 2008 al marzo 2011) in cui ho lavorato per l’Italia dei Valori come responsabile nazionale della Cultura.
In quei quindici mesi ho organizzato a Roma una Scuola per oltre sessanta giovani a cui hanno preso parte come docenti personalità della cultura, della politica e del giornalismo, come , ad esempio, l’on. Ignazio Marino, il prof. Lucio Caracciolo, l’on. Jean Leonard Touadi e successivamente ho dato vita a una Scuola Nazionale di Politica che ha accolto duecento giovani di tutta l’Italia.
L’una e l’altra Scuola affrontavano i temi più attuali e centrali della crisi italiana e mettevano i giovani esponenti più interessati del partito dell’ on. Di Pietro ma, più in generale, dello schieramento di centro-sinistra (come appare anche dalla partecipazione di molti docenti legati, o eletti dal Partito Democratico) di fronte ai problemi dell’attualità come della storia recente del paese.
L’atteggiamento dell’ex poliziotto e magistrato, leader dell’IDV, fu già tale da farmi dubitare di avere a che fare con una personalità preoccupata essenzialmente del suo personale successo, più che dell’interesse comune.
Non si affacciò neppure una volta alle lezioni della Scuola romana (che distava pochi metri dal suo ufficio) e che pure ebbe un notevole successo e spinse altre formazioni politiche (come, ad esempio – mi fu poi riferito – il gruppo veltroniano del PD) a seguire l’esempio che avevo inaugurato, non prevedendo per nessuno dei docenti gettoni di presenza o compensi.
La Scuola Nazionale si svolse quindi a Chianciano Terme dal 7 al 10 ottobre, richiesta all’unanimità dai gruppi parlamentari della Camera e del Senato, con ancor maggiore successo ma, a quanto pare, non piacque al leader dell’IDV per il carattere unitario che ebbe rispetto allo schieramento di centro-sinistra, chiamato ad affrontare il centro-destra nelle elezioni successive.
Tra i docenti, oltre a chi scrive che insegna tuttora nell’Università di Torino, c’erano noti docenti di molte altre Università come l’amico Stefano Rodotà (La Sapienza di Roma), Leoluca Orlando (Università di Palermo) e Sandro Trento (Università di Trento).
Già, l’ex poliziotto-magistrato mi aveva investito di una grande responsabilità, affidandomi il settore della Cultura e a quella Scuola parteciparono duecento giovani di tutta la penisola e tra i docenti, oltre a chi scrive che dirigeva la Scuola, presero parte il capogruppo dei deputati europei dell’IDV Niccolò Rinaldi, l’attuale consigliera del Lazio Giulia Rodano ma quello che all’ex magistrato non piaceva era il carattere corale che coinvolgeva la Scuola e prevedeva, accanto ad esponenti dell’Italia dei Valori, parlamentari del Partito Democratico e studiosi indipendenti ma, in ogni caso, legati alla lotta politica contro la destra berlusconiana.
Ci fu da parte mia, in quell’occasione, ricordando anche – come va ricordato – che il Dipartimento Cultura di cui ero responsabile non era in grado di spendere nulla e quindi di assicurare ai giovani – come era previsto dal bando della Scuola Nazionale – il vitto e alloggio di cui i ragazzi, soprattutto nel periodo successivo alla crisi iniziata in Europa e in tutto il mondo nel 2008 avevano bisogno – giacché, a parte un rimborso spese personale di millecinquecento euro previste dal Partito per il Responsabile Nazionale della Cultura, tutte le spese erano centralizzate presso la società di tre persone (Di Pietro, la moglie attuale e l’on. Silvana Mura) che amministravano il tesoro dell’ Italia dei Valori. Questo è emerso peraltro dalle indagini in corso sull’avvocato Scicchitano e sul suo collega Vincenzo Maruccio.
Un giorno del febbraio 2011 l’on. Silvana Mura, tesoriera dell’IDV, mi comunicò che non c’erano più fondi per il Responsabile Nazionale del Dipartimento Cultura. La storia si è conclusa molto male, perché alle mie legittime domande sulle ragioni del provvedimento per più di un mese non mi fu data nessuna risposta dall’ex PM di Mani Pulite. E ancora non avevo capito (privo come sono di quella furbizia che contraddistingue la maggior parte dei miei interlocutori) perché mentre a me era negato un incontro, vedevo passeggiare, nei corridoi del quartier generale dell’IDV, il giovane avvocato Maruccio che parlava fitto fitto con il suo capo. Dopo un mese mandai un messaggio telefonico a Di Pietro chiedendogli un colloquio e dicendo che, se non fossi riuscito a parlargli, sarei andato via spiegandone le ragioni. Questo è il motivo per cui sono stato accusato di tentativo di ricatto (Con comunicati ANSA fatti da Di Pietro dove venivo trattato come il peggiore dei ricattatori) in un procedimento penale ancora in corso. Le nefandezze emerse in questi giorni che riguardano lo stato maggiore dell’IDV (prima di andare via tutti, da De Magistris a Orlando, da Donadi a Belisario e a Zipponi, mi avevano promesso aiuto) dimostrano che quello contro di me si può considerare un oltraggio ingiustificato alla Cultura. Se non cambiano le logiche e i costumi della politica italiana non usciremo mai dalla crisi che ci attanaglia da ormai molti anni.


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