In una qualsiasi città italiana settembre è agli sgoccioli e gli ultimi tepori estivi lasciano spazio al grigiore autunnale. Nelle strade del centro un ragazzo qualsiasi indossa scarpe e vestiti di marca, nessuna firma eclatante, ma simboli ben riconoscibili e di moda. Un uomo di colore tiene stretti dei libri ingialliti dal sole e dal tempo, si avvicina al ragazzo porgendogli la mano, chiamandolo amico. Gli mostra i libri e davanti alla faccia infastidita del ragazzo gli chiede giusto un euro per un caffè. Allora il ragazzo fa un sorriso fintamente dispiaciuto e chiamandolo amico si scusa, ma proprio non ha niente da dargli. Il ragazzo dice che c’è crisi e come dargli torto? Lo spread è alto, ci sono i Bot, i Btp, i Bund, i mutui, le banche, il governo ladro, le tasse. C’è chi dice che dopo la Grecia e la Spagna ci siamo noi. Ci sono i politici corrotti e gli sprechi. Forse tutto questo l’uomo di colore non lo sa e poi, ha attraversato il deserto per arrivare in Italia, può mai spaventarsi di un differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi? L’unica cosa che sa è che il ragazzo non ha neanche frugato nelle tasche per trovare una moneta da dargli. Incassa con un sorriso il rifiuto e si avvicina ad un altro, sperando gli vada meglio.
Il ragazzo invece accelera il passo, non vuole perder tempo e si mette in coda davanti al negozio con la mela, perché vuole essere tra i primi a comprare quel piccolo concentrato di tecnologia che sostituirà l’altro meno concentrato ancora nella sua tasca. Davanti ha tante persone come lui, in coda per lo stesso motivo. Alcuni sono in fila da due giorni, per essere sicuri che nessun altro possa rubar loro il primato nell’acquisto. Stringono tra le mani smartphones, tablets, pc portatili, biografie del visionario fondatore della mela. Il ragazzo passa diverse ore in piedi ad attendere e poi finalmente, grazie ad una passata di carta di credito, può stringere la preziosissima scatola tra le mani.
Non un semplice smartphone, ma una finestra sul mondo, una miriade di applicazioni che gli consentiranno di vedere film, modificare foto, fare ricerche e chissà cos’altro. Grazie a quel gioiellino potrà accedere a tutti i social network per rimanere in contatto con gli amici lontani e magari conoscerne dei nuovi. Sul profilo potrà scrivere i suoi stati d’animo e commentare quelli altrui, perché basta un tocco per dire che “mi piace” quello che hai detto. Come tanti altri potrà criticare liberamente il governo per le scelte economiche, condividendo i link di protesta, anche se raramente perderà un secondo in più di quello che gli occorre a vedere il titolo e a condividere il link per leggerne il contenuto. Si lamenterà dei politici corrotti che tassano il popolo per arricchirsi impedendo ai cittadini di arrivare alla fine del mese.
Tutto questo grazie al suo gioiellino costato dai 700 € in su.
Negare l’aiuto che la tecnologia fornisce alla nostra vita è un’impresa da anacronistici alternativi, ostinatamente contrari a questi strumenti. Le applicazioni permettono ogni sorta di attività soltanto sfiorando uno schermo semplificando e velocizzando tantissime operazioni. Ma ci sono applicazioni per la nostra coscienza civile? E quelle per un’indignazione consapevole e informata? No, non ci sono. Fortunatamente queste sono e dovranno rimanere prerogative dei nostri cervelli, credere che possano essere sostituite come le e-mail hanno sostituito le lettere è molto pericoloso. Per quanto possa essere intelligente e funzionale, uno smartphone rimarrà sempre e soltanto un intreccio di circuiti elettrici e nella maggior parte dei casi uno status symbol da esibire.
Pasolini negli anni 70 disse che fascisti e antifascisti erano accumunati dal terreno comune dell’ideologia consumista. Oggi probabilmente direbbe lo stesso riferendosi alle opposte fazioni dei fan delle varie aziende informatiche.
Non c’è nessun governo tecnico ad occuparsene ma lo spread è anche tra la morale e i gesti compiuti ogni giorno in modo meccanico rispondendo al richiamo del consumismo.