di Riccardo Cristiano
Ormai è diluvio. Il vaso di Pandora si è rotto e così emergono quotidianamente conferme del diretto coinvolgimento dei vertici politici e militari siriani in assassinii, attentati, crimini.
Fare l’elenco di quel che si sta apprendendo è difficile, ma proviamoci, senza con questo voler far torto a qualcuno; l’elenco dei crimini che affiorano in queste ore è impressionante, il rischio di ometterne qualcuno altissimo.
Ieri, nelle ore in cui sono arrivato a Beirut, l’ex candidato alla presidenza della Repubblica, Butros Harb, uno dei più noti avvocati libanesi, ha annunciato pubblicamente che la famiglia Tuèni ha presentato denuncia contro due funzionari dell’intelligence siriana per l’assassinio del giovane Geran Tuéni, direttore del quotidiano libanese an-Nahar, al tempo dei fatti anche deputato. Fu una delle ultime vittime della campagna al tritolo che ebbe la sua prima vittima nell’ex premier Rafiq Hariri.
Harb ha citato un documento emerso in questi giorni che lega direttamente i vertici dell’intelligence siriana ed esecutori di Hezbollah a quel crimine. E’ la stessa pista idenficata dagli inquirenti per il delitto Hariri: la verità sul biennio terribile, il biennio del terrore 2005/2006, comincia a farsi strada. Harb ha presentato la documentazione al Tribunale Internazionale che segue il caso Hariri e chiesto che si occupi anche del delitto Tuéni.
Contemporaneamente la stampa libanese ha divulgato l’indiscrezione che indica nella consigliera politica del presidente siriano, la ministra Shaaban, la simpatica signora che all’inizio della crisi siriana parlava di riforme a nome di Bashar Assad, la persona che avrebbe ordinato all’ex ministro libanese Samaha di eseguire un attentato in Libano contro la popolazione cristiana, per poi incolparne i musulmani sunniti. Gli inquirenti, secondo il daily Star, avrebbero rinvenuto in casa di Samaha il file sonoro con la registrazione della conversazione tra lui e la ministra di Assad.
C’è poi un leak, di cui hanno riferito diversi giornali internazionali: riguarda un alto ufficiale siriano che al telefono con un suo agente in Giordania avrebbe progettato una campagna di destabilizzazione del Paese.
Una catena di notizie impressionate.