A volte la pagliuzza aiuta a capire più della trave. E allora leggiamo l’inizio del documento pubblicato dall’agenzia Fides sull’inferno dei cristiani che vivono ad Aleppo ( dove proprio in queste ore giornalisti del calibro di Bernardo Valli ci informano che l’esercito lealista spara indiscriminatamente dai tetti delle case): “Da molto tempo i cristiani di Aleppo vivono in quartieri molto vicini tra loro: Sulaymaniyah, Aziziyah, Villas,Telefon Hawaii, Al Jabiriyah, Al Maydan, Al Surian, Al Tilal. Queste aree sono attualmente sotto il controllo dell’esercito regolare siriano, mentre aree vicine sono occupate dall’opposizione armata. Per questo i nostri quartieri sono quotidianamente oggetto di bombardamenti e dei tiri dei cecchini fra i ribelli. I bombardamenti sono a volte ciechi, senza uno scopo, e questo causa forti danni alle case, o vittime innocenti come i passanti”.
Quel che emerge in tutta evidenza è una assurda estrapolazione della questione dei cristiani dal suo contesto. Ecco che la distruzione della grande moschea di Aleppo, del millenario suq ad essa connesso, l’impiego di aerei militari contro obiettivi civili, gli assedi medievali, le bombe a grappolo, il ricorso sistematico alla tortura, tutto sparisce in un’ impossibile disconnessione della questione cristiana da quella complessiva, il tutto in una presentazione apologetica del regime: ” controllo dell’esercito” di aree della città contro “l’occupazione da parte dell’opposizione armata”.
Questa impostazione è ritratta alla perfezione dallo sposalizio tra la posizione della chiesa cattolica locale, che invoca “la riconciliazione”, con quella del governo assadiano, che ha costituito il “ministero della riconciliazione”.
Riconciliazione, è questa la parola chiave del tentativo di capovolgimento della realtà. Se la chiesa cattolica ai tempi del nazismo, si fosse schierata per la “riconciliazione” prima della caduta di Hitler, cosa avremmo detto? Cosa avrebbero detto gli storici? Se la Chiesa cattolica non avesse aperto le sue porte ai perseguitati di allora, ma li avesse accusati di essere dei fanatici di Stalin o dei “deicidi”,cosa ne sarebbe del cattolicesimo nostrano?
Il rischio che corre la chiesa d’Oriente è dunque questo, perché si ostinano a rappresentare una realtà in cui la loro sofferenza è separata, diversa, quasi opposta a quella dei loro popoli.
Parlano sovente delle sofferenze dei cristiani d’Iraq senza mai ricordare che i cristiani d’Iraq hanno patito per mano del terrorismo islamista quel che hanno patito gli altri iracheni. Il problema è che mentre gli altri iracheni non sono nostalgici di Saddam, i vertici ecclesiali lo sono.
In questa loro premurosa affezione per i totalitarismi fascistoidi di Saddam Hussein o degli Assad c’è una sfiducia di fondo nei confronti del loro mondo, il mondo arabo-musulmano, che loro percepiscono come incapace di scegliere davvero la via delle riforme e delle rispetto umano. E’ una sfiducia grave, che i cristiani ordinari non condividono, visto che molti di loro soffrono, lottano, chiedono libertà e democrazia, come i loro vicini musulmani o atei. Questa sfiducia allontana le chiese cristiane dal mondo arabo, le isole in un rapporto di amore per i gerarchi che fa percepire il cristianesimo in quanto tale “puntello” degli oppressori, di chi da mezzo secolo nega i più elementari diritti umani.
Tutto questo non può che rafforzare il fondamentalismo islamico, l’estremismo islamista. Questo circolo vizioso va spezzato, e molti nei vertici cristiani lo vorrebbero spezzare, riconoscendo che il destino dei popoli ai quali appartengono è nelle loro mani e che i cristiani vogliono partecipare alla comune battaglia, la Primavera.
Ma i patriarchi, quasi come un sol uomo, si oppongono, e un pezzo di Vaticano gioca la loro partita.
Per capire di quale pezzo si tratti basta notare che tra i più accesi sostenitori della “riconciliazione” siriana ci sono i lefebvriani, l’estrema destra cattolica islamofobica, e quei pezzi di sistema curiale che in questi mesi hanno sostenuto la rappresentazione capovolta della realtà che costoro hanno voluto offrire ai credenti, per convincerli che il nemico non siano i regimi fascisti e cleptomani che hanno ridotti in miseria e ceppi i loro popoli, ma l’Islam. Non è curioso che le idee pro Assad del patriarca Lahham siano state pronunciate presso la sede vaticana di Giustizia e Pace (lo stesso dicastero che ha fatto proiettare al sinodo un filmino antisilamico prodotto da crisitiani evangelical e aspramente contestato da molti vescovi) e che riecheggino quasi quotidianamente sulle colonne dell’agenzia prodotta dal dicastero vaticano di Propaganda Fide?