Sembra che Vladimir Putin abbia ottenuto tante licenze di fare come gli pare e piace. Anche dai fondamentalisti islamici. E’ curioso infatti che il presidente russo possa dire “se cade Assad si aprono le porte ai fondamentalisti” senza che nessuno tra i fondamentalisti eccepisca; possa negare dal 2010 l’autorizzazione alla costruzione di un centro islamico in Russia (e i fedeli pregano ancora per strada) senza che nessuno si inalberi: possa mandare le sue squadracce a picchiare, aggredire i leader di gruppi di attivismo politico sociale islamico russo senza che nessuno protesti ( un attivista azero è stato ucciso a Mosca, ma le autorità hanno negato il movente religioso, denunciato e ribadito dai compagni della vittima). Lui può anche parlare bene di Israele, nenche per questo la galassia fondamentalista dà segni di agitazione. Come mai?
I buoni rapporti di Mosca con Tehran e con Hezbollah sono la prima spiegazione: mai dei quei pulpiti si è levata critica nei confronti di Mosca, benché le sofferenze dei musulmani in Russia siano più gravi di un filmaccio sgangherato prodotto negli Stati Uniti.
Poi c’è la nostalgia e la memoria dei tempi della guerra fredda, quando tutto era chiaro, l’Urss sarebbe stato con gli arabi e gli Usa con Israele.
La stessa impunità lo Zar la gode anche con i nostri antagonisti, che gli perdonano anche l’amicizia con Silvio. Come mai? Ma per la nostalgia dei bei tempi andati, quando a Mosca c’erano le bandiere rosse e la classe operaia faceva la bella vita.