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Legare ad un letto è reato. Condannati sei medici per la morte di Franco Mastrogiovanni, assolti gli infermieri

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Il presidente del Tribunale di Vallo della Lucania Elisabetta Garzo ha pronunciato la sentenza dopo 5 ore di camera di consiglio:
– ai medici Rocco Barone e Raffaele Basso è stata inflitta la condanna a 4 anni di reclusione;
– al dottor Michele Di Genio la condanna di 3 anni e 6 mesi;

– alla dottoressa Anna Ruberto la condanna di 3 anni;
– al dottor Amerigo Mazza la condanna di 3 anni;
– al dottor Michele Della Pepa la condanna di 2 anni
L’accusa per tutti, falso ideologico, sequestro di persona e morte come conseguenza del sequestro di persona.
Pena sospesa per il dottor Michele Della Pepa.  Assolti, invece, tutti gli infermieri perché il fatto non costituisce reato. Tranne che per il dottor Della Pepa, per tutti i medici dichiarati colpevoli è stata aggiunta anche la pena accessoria dell’ interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.  Complessivamente erano 18 gli imputati nel processo.

 

Caterina Mastrogiovanni ha atteso in aula la sentenza consapevole che nessuna sentenza avrebbe potuto restituirle il fratello Franco, ma alla giustizia in questo processo lungo e sempre in salita non ha mai chiesto miracoli, ma solo verità e dignità. “Sono soddisfatta, adesso i medici capiranno come bisogna trattare i malati”. In aula anche decine di cittadini, rappresentanti del comitato “Giustizia e Verità per Franco”,  sempre presenti nelle 23 udienze, uniti dallo slogan “malati di nulla, morti di psichiatria”.

La sentenza ha ribaltato le ipotesi di accusa iniziale, morte per edema polmonare,  e restituisce alla tragedia una dimensione sociale che non può essere semplicemente rubricata alla voce malasanità. C’è molto di più e di ben più grave di una colpa medica.  Franco Mastrogiovanni, maestro elementare,  53 anni, non era una persona facile, aveva bisogno di cure e di attenzione e la sua “debolezza” non costituisce un’attenuante per il sistema sanitario pubblico, ma un’aggravante.  Come sempre accade in  questi processi sono stati processati i comportamenti e il passato della vittima, in questo caso definita a seconda delle necessità un anarchico, un pregiudicato, un ubriaco, un “matto insomma” tanto da giustificare un ricovero per Tso nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania  che, secondo una sentenza di primo grado, si è subito trasformato in un vero e proprio sequestro di persona, fino a provocare la morte del paziente.  Dal 31 luglio 2009 alla notte del 4 agosto Franco Mastrogiovanni è stato legato per 83 ore mani e caviglie alle maniglie del letto, era una prassi, “una terapia” in quel reparto poi chiuso. L’accusa ha prodotto le cartelle di altre 22 persone che sono stati sottoposte alla stessa contenzione.  L’agonia e la morte  del maestro elementare sono state invece riprese dalle telecamere di video-sorveglianza dell’ospedale e questo video ha rappresentato senza ombra di dubbio la prova regina del processo, più efficace di un testimone oculare, simbolo di inciviltà e di tortura moderna che solo un codice penale arretrato e insolvente non ha ancora recepito.


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