Nominata alla guida della Facoltà di Lingue Straniere di Amman nel settembre del 2011 con un incarico biennale, la professoressa Rula Quawas non è una qualsiasi, è una donna preparata, tosta e molto apprezzata nel mondo accademico internazionale, soprattutto quello anglofono. Eppure l’oscuro professor Tarawneh, preside dell’Università di Amman, ha deciso di sollevarla dall’incarico. Ma il consiglio accademico questa volta non ha sostenuto le ragioni del “capo”, bensì quelle della collega. Cosa è successo?
E’ presto detto: la professoressa Quawas, nell’autunno del 2011, ha dato sostegno accademico ad un gruppo di studentesse che ha realizzato un breve documentario sulle molestie sessuali all’interno dell’Università. Il video, alcuni mesi dopo, è apparso su YouTube, provocando un vivace dibattito in tutta la Giordania, inclusi i principali quotidiani nazionali.
A quel punto la professoressa è stata convocata dal Vice Preside dell’Università, che si sarebbe detto furioso: a suo avviso non erano i documentati casi di molestia sessuale a gettare un’ombra sull’Università, ma la pubblicazione del video.
A quel punto la professoressa Quawas si è rivolta al Preside, facendo presente che il video faceva parte dell’attività didattica. Il Preside, l’oscuro professor Tarawneh di cui abbiamo fatto menzione, non le ha risposto, ha invece proposto al senato accademico la rimozione della collega. La risposta è stata negativa. Ma lui ha proceduto ugualmente.
Le notizie positive, come si capisce, sono diverse: la determinazione delle studentesse, la solidarietà del senato accademico con la professoressa rimossa, la solitudine dei due burocrati solidali con i molestatori.
Ora il caso Quawas è un caso non solo nazionale, ma anche internazionale. Il professor Tarawneh infatti ha ricevuto una lettere dal Comitato per la Libertà Accademica della Middle East Studies Association of North America, che pubblica il prestigioso The Internazional Journal of Middle East Studies, contando ben 3mila membri.
La rivoluzione delle donne arabe procede da sola, ma un cenno di solidarietà da parte del corpo accademico italiano con la professoressa Quawas se fosse possibile non disturberebbe certo.