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La slealtà della politica

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Secondo Franco Ferrarotti, la nostra è una democrazia “proceduralmente impeccabile”, ma nello stesso tempo, dal punto di vista del legame emotivo tra cittadini e istituzioni, “totalmente consumata”, “insussistente”. Le istituzioni hanno perduto il legame affettivo con i propri cittadini. Tra i motivi principali della scarsa sintonia tra italiani e politica c’è la slealtà costantemente dimostrata dai governanti nei primi 150 anni di Stato italiano. Infatti durante il fascismo si confezionano leggi meravigliose poi mai rispettate.

La cialtroneria del legislatore fascista venne denunciata a chiare lettere in un mirabile intervento alla Costituente del 4 marzo 1947, da Piero Calamandrei: “Guardate, una delle più gravi malattie, una delle più gravi eredità patologiche lasciate dal fascismo all’Italia è stata quella del discredito delle leggi: gli italiani hanno sempre avuto assai scarso, ma lo hanno quasi assolutamente perduto dopo il fascismo, il senso della legalità, quel senso che ogni cittadino dovrebbe avere del suo dovere morale, indipendentemente dalle sanzioni giuridiche, di rispettare la legge, di prenderla sul serio; e questa perdita del senso della legalità è stata determinata dalla slealtà del legislatore fascista, che faceva leggi fittizie, truccate, meramente figurative, colle quali si industriava di far apparire come vero, attraverso l’autorità del legislatore, ciò che in realtà tutti sapevano che non era vero e non poteva esserlo”. Dopo il fascismo, il legislatore repubblicano non si è comportato molto meglio.

Basta guardare la Costituzione per considerare amaramente che dopo oltre sessant’anni essa è ancora un sogno irrealizzato. I nostri Costituenti ci hanno promesso una Repubblica che rimuovesse gli ostacoli economici e sociali al pieno sviluppo della persona umana; i governanti invece ci hanno regalato un’Italietta dominata dal malaffare. La Costituzione venne calpestata quand’era ancora fresca di stampa. Immaginiamo l’espressione sgomenta dei contadini calabresi che, mentre chiedevano la riforma agraria con la Costituzione nelle mani (art. 44), vennero uccisi dai celerini spediti dal ministro Scelba: la strage di Melissa. Era il 28 ottobre del 1949, e le promesse dei Costituenti non erano state mantenute. Immaginiamo pure i volti sbigottiti di quegli operai di Reggio nell’Emilia che, mentre esercitavano il loro diritto costituzionale di manifestare in piazza, si videro sparare addosso dalla polizia. Il 7 luglio del 1960 i fascisti erano ancora al governo.
Che dire poi delle campagne elettorali? I programmi elettorali della prima e seconda Repubblica riportano alla memoria un mare di promesse disattese dai governi. “I programmi elettorali sono fatti sostanzialmente per essere disattesi”, dice a l’Espresso il professor Carlo Galli.
La slealtà dei governanti è una costante della storia repubblicana, onde è ragionevole ritenere che essa abbia contribuito non poco ad allontanare i cittadini dalle istituzioni democratiche, e che l’abitudine di non rispettare i patti stipulati non giova alla democrazia.


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