di Luca Scarnati
Secondo il report “Road to recovery” , presentato di recente da Lipu-BirdLife Italia e Birdlife Europa, se il 20% del territorio UE è incluso nel programma di protezione della rete Natura 2000, ci sono ancora gravi carenze nella protezione, gestione e monitoraggio delle aree protette e delle singole specie che vi sono comprese. Nel’analizzare i progressi compiuti dall’Unione Europea nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Strategia per la biodiversità, finalizzata ad arrestare la perdita di specie e habitat entro il 2020, vi sono ancora numerosi fattori di criticità.
Molti riguardano l’agricoltura e la pesca, La Pac (Politica agricola comune) distribuisce ogni anno agli agricoltori 50 miliardi di euro di sussidi impiegati in attività prevalentemente dannose per l’ambiente, un fatto questo alla base del deterioramento dell’habitat e del declino di numerose specie di uccelli selvatici, e le foreste sono minacciate dallo sfruttamento intensivo con conseguenze dannose sulla salubrità dell’aria, qualità dell’acqua, stabilità climatica e biodiversità. E in quanto alla pesca essa è ritenuta responsabile dell’esaurimento del 75% degli stock ittici e di gravi danni collaterali agli ecosistemi marini. Danni rilevanti sono infine causati dalle specie esotiche invasive (pari a 12 milioni di euro all’anno), sui quali la Commissione europea dovrebbe avanzare alcune proposte entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda l’Italia si riconoscono progressi sulla designazione dei Sic (Siti importanza comunitaria) e delle Zps (Zone protezione speciale), ma anche da noi risulta insufficiente la tutela effettiva di questi siti: dall’applicazione inadeguata della Valutazione di incidenza alla mancata applicazione dei principi di prevenzione e precauzione, fino alla debolezza delle norme contenute nei Piani di gestione dei siti di rete Natura 2000.
Anche i fondi europei disponibili siano investiti in modo poco efficace dalle Regioni o addirittura inutilizzati, perdendo così una fetta consistente di Green economy che tanto potrebbe fare per il rilancio della situazione italiana.Intanto dal Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano presentato dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) risulta che ogni giorno in Italia si consumano più di cento ettari di suolo, che oltre a sottrarre suolo alla produzione agricola e a mettere a rischio l’autosufficienza alimentare del paese, attacca anche le aree naturali e la biodiversità. Luca Scarnati