di Ali Izadi
Nelle segrete del regime di Kahmenei è morto un altro grande iraniano, ed è nato un altro eroe del nostro popolo e della sua lotta per la libertà. Il regime di Khamenei ha infatti sulla coscienza la morte del’ Ayatullah Ahmad Qabel, un detenuto da anni nonostante la debilitante malattia, un militante della grande lotta politica e culturale contro Khamenei; non poteva che essere questo l’impegno di un grande discepolo del grande Ayatullah Montazeri .
Da quando ha raggiunto il livello religioso di ijtahad, l’ayatullah Ahmad Qabel non ha risparmiato nessuna energia nella lotta contro l’autoritarismo e quindi contro Khamenei: ecco perché ha trascorso lunghe stagioni in prigione. Qabel da 12 anni scriveva ovunque potesse articoli importanti e chiari contro ogni tipo di dittatura e di fondamentalismo nel nome del’ Islam , arrivando a scrivere : ” accusare qualcuno di apostasia vuol dire averlo già ucciso!” E’ nato di qui il suo scontro frontale con i teorici della condanna a morte per apostasia, tra i quali spicca l’ayatullah Mesbaje Yazdi, braccio armato dell’ala reazionaria del regime di Khamenei.
Ma Qabel non ha parlato agli iraniani e al mondo soltanto contro l’apostasia, ma anche contro Khamenei e contro il suo amore per la detenzione degli intellettuali. Per Qabel il carcere è la tomba dell’intellettuale e arrestandolo si intende seppellire da vivi lui e il suo pensiero, mettendo una pietra sull’anima loro. Una realtà, quella carceraria, che ha conosciuto molto bene. Nel 2004 infatti ha preso carta e penna ed ha scritto a Khamenei, dicendo che il primo reato contro la patria commesso dai mullah è stato quello di voler costruire un governo islamico senza avere alcun rudimento di pubblica amministrazione. Poi, nel 2007, la sua seconda lettera alla nostra “amata” guida spirituale, quella nella quale lo accusa di aver rovesciato la Repubblica Islamica, dicendosi certo che il giorno della condanna di Khamenei arriverà certamente, per tutto quello che ha fatto contro gli iraniani e contro il movimento guidato da Musawi e Karrubi, con i quali anche lui è finito in galera.
Finalmente questo lunedì, causa la grande debolezza per la detenzione e la malattia che affliggeva questo illustre detenuto da anni, è stato trasferito in ospedale, ma era tardi. Così l’Iran ha perso un altro grande intellettuale e trovato un nuovo eroe, un’altra vittima di questo regime.