La raccolta adesioni sull’appello per l’approvazione della legge sull’equo compenso dei giornalisti freelance sta per concludersi. Martedì 9 ottobre, infatti, le firme verranno consegnate al Parlamento dove, in Commissione Lavoro del Senato, è all’esame la proposta di legge già approvata all’unanimità alla Camera. Ringraziamo i tanti – quasi 2000- che in pochi giorni hanno sottoscritto l’appello promosso dalla Commissione nazionale Lavoro autonomo della Fnsi (il sindacato dei giornalisti italiani) e fatto poi proprio, supportato e rilanciato on line dall’Associazione Articolo 21.
Le adesioni raccolte non sono solo di giornalisti, ma anche di personalità della cultura e dello spettacolo, delle istituzioni e della politica, di realtà sindacali, sociali e di lavoratori di altre categorie (insegnanti, impiegati, professionisti…), trasversalmente alle appartenenze. E di questo aspetto siamo particolarmente grati.
Ma proprio per questo chiediamo a tutti, nelle prossime ore, di fare un ultimo sforzo: firmate – se non l’avete ancora fatto – e fate firmare tutti quelli – singoli e gruppi e associazioni- che ritenete possano condividere questa battaglia di civiltà e rispetto della dignità del lavoro. Una battaglia tesa a fare cessare l’indegno e incontrollato sfruttamento a cui è oggi sottoposta la maggior parte dei giornalisti lavoratori autonomi.
5-10-20 euro lordi ad articolo, senza rimborsi spese e tutele di welfare, contratti spesso inesistenti, retribuzioni modificate unilateralmente al ribasso dai datori di lavoro, ritardi di mesi nei pagamenti, articoli commissionati e non pagati: sono queste le condizioni di lavoro tipiche della maggior parte dei freelance italiani. E non solo quando collaborano con piccoli giornali e radio locali ma, ormai sempre più spesso, anche nei rapporti con testate nazionali.
Oggi in Italia, a fronte di circa 20.000 giornalisti dipendenti, 24.000 sono i lavoratori autonomi, e la stragrande maggioranza di questi è ultraprecarizzata e senza alcuna tutela. E di questi, nelle attuali condizioni di “libertà di mercato” senza regole, il 75% si trova a guadagnare meno di 10.000 euro lordi l’anno, e il 62% meno di 5.000. Sono dati, questi, che spiegano da soli la necessità di una legge che faccia cessare questa condizione di intollerabile e incontrollato sfruttamento del lavoro.
E’ per queste ragioni che alla Camera è stato approvato il progetto di legge n. 3555 (“Norme per promuovere l’equità retributiva nel lavoro giornalistico”), che è ora all’esame del Senato.
Nell’appello si chiede che venga effettivamente garantito il rispetto dei diritti costituzionali del lavoro anche per i giornalisti lavoratori autonomi, definendo dei livelli minimi di retribuzione dignitosa e degli ammortizzatori sociali, oggi inesistenti.
Forte è il timore che il disegno di legge, anche per la richiesta di alcuni emendamenti e la conseguente necessità di un ulteriore passaggio alla Camera, si areni a un passo dal traguardo, per la fine della legislatura.
Per questo vi chiediamo di aiutarci a tutelare i diritti, finora ignorati, dei freelance. Perchè se l’equo compenso dev’essere un diritto di tutti i lavoratori, di ogni settore, garantirlo ai giornalisti freelance significa anche garantirne l’autonomia professionale, e quindi, in ultima analisi, il presupposto stesso della libertà di stampa.
Per queste ragioni vi chiediamo di firmare e fare firmare l’appello al Parlamento, entro lunedì sera, on line su questa pagina:
Maurizio Bekar
(coordinatore della Commissione nazionale Lavoro autonomo – Fnsi)