L’Aula della Camera ha approvato, con 460 voti a favore, 76 contrari e 13 astenuti, la questione di fiducia posta dal governo sul ddl anticorruzione. L’on. Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 si è astenuto “perché è un piccolo passo avanti ma troppo poco rispetto alla gravità del momento; le norme sulla incandidabilità andavano approvate subito per fermare il degrado politico ed etico così come avevano chiesto i migliori giuristi italiani e le decine di migliaia di donne e di uomini che aveva firmato l’appello lanciato da “Repubblica”.
Il voto finale sul provvedimento, considerato dal premier Monti come un “passaggio importante per ridare competitività all’economia italiana”, arriverà domani a metà mattinata, dopo l’esame in Assemblea di una decina di ordini del giorno al testo che il governo considera efficace per rispondere alla necessità, sottolineata dal presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino, di “ripristinare la correttezza e la trasparenza” 4 di fronte alle “alterazioni, distorsioni e degenerazioni che, in assenza di sufficienti sensori, hanno infiltrato e devastato molti luoghi della pratica democratica”.
A favore della nuova normativa è il Pdl, ricordando che il testo ha la prima firma di Angelino Alfano.
Favorevole anche il Pd, che annuncia un impegno nel perfezionamento delle norme contenute nel testo: “questa legge – dice Guido Melis – comincia nelle condizioni parlamentarmente e politicamente possibili un cammino che il Pd si impegna a completare con altri provvedimenti nella prossima legislatura”. In linea anche Fli, che con Angela Napoli parla di “punto di partenza”.
Contro il ddl voteranno soltanto i deputati dell’Italia dei Valori: “lo avremmo voluto votare con convinzione, se fosse stato davvero un provvedimento per contrastare la corruzione”, dice Federico Palomba, capogruppo di Italia dei Valori in commissione giustizia alla Camera.