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Corruzione, cosa possono fare gli onesti?

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Caro Direttore

Il ministro Severino ha parlato di una nuova Tangentopoli. Cosa ne pensa? Non le sembra che in realtà questa nuova ondata di corruzione è semplicemente figlia di quella vecchia diventando talmente tentacolare da non risparmiare nessuno, destra, sinistra, centro, istituzioni politiche, economiche, finanziarie, religiose…? E cosa si può fare per contrastarla? Una buona legge anticorruzione sarà sufficiente? E cosa possono fare i cittadini onesti? Le sarei grato di una risposta.
Maria d’Anna

Cara Maria
la corruzione è un cancro della democrazia, e forse il principale male da estirpare del nostro Paese; non solo perché, come ricorda la Corte dei Conti vale circa 60 miliardi di euro l’anno ma anche perché è la prima causa della sfiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni. Penso che nessuna legge, pur eccellente possa rivoluzionare la morale pubblica e ripristinare un “codice etico” ma una buona norma sarà quantomeno una risposta, sia pure tardiva, alla metastasi che sta conducendo a morte l’ordinamento democratico.
La domanda “cosa possono fare i cittadini onesti?” è il punto che ritengo però più importante. Perché solo se i cittadini cominciano a prendersi le proprie responsabilità, partendo dalle piccole azioni quotidiane, si può invertire la rotta.
Qualche giorno fa su “Repubblica” Umberto Eco ha ricostruito in uno splendido articolo la storia della sua Milano, un centro di cultura trasformatosi in capitale di bustarelle e tangenti. Ma è la seconda parte della sua riflessione su cui dovremmo soffermarci e che dovrebbe diventare una sorta di manuale dei nostri comportamenti quotidiani. Vale la pena di rileggerla:

“…Non sappiamo ormai chi siano gli onesti, che vediamo persino andare a messa, ma ciascuno può sapere con certezza se paga le tasse, non ha mai dato o ricevuto bustarelle, e fa il suo mestiere come si deve. E allora bisogna essere astuti come colombe, vivere una vita più ritirata e isolare in qualche modo coloro di cui sospettiamo.
Ci invitano a una cena che si annuncia fastosa? Ci propongono una vacanza in barca? Non ci si va. Notiamo facce nuove nel circolo che frequentavamo? Si danno le dimissioni. Ci invitano all’inaugurazione di un ente benefico? Se proprio non siamo sicuri di che si tratti, ci si defila. Non c’è niente di male se qualcuno si concede una dozzina di ostriche, ma è sospetto che le offra anche a noi e a molti altri, gratis.
Riduciamo le nostre frequentazioni, stabiliamo – se tutti parteciperanno a questo richiamo ascetico – una sorta di mobbing nei confronti di tutti coloro che ci paiono spendere con troppa disinvoltura o cambiano macchina con troppa frequenza, anche se il nostro sospetto può essere ingiusto…
Fare mobbing si può ridurre a dire “io con te non ci parlo”, e lo si può dire anche stando zitti. Si potrebbe arrivare, a lungo andare, alla manifestazione evidente del comportamento di una parte della popolazione che non accetta più certe frequenze, che si sottrae con noncuranza all’interessamento spesso affettuoso di chi ci vorrebbe a copertura della propria vita pubblica e privata. Fare il deserto intorno ad alcuni…”

Indro Montanelli scrisse che “la corruzione comincia con un piatto di pasta”. Forse dobbiamo cominciare a metterci a dieta…

Stefano Corradino


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