Dev’essere Nanni Moretti il guru della comunicazione di Mario Monti. Mi si nota di più se mi candido o se sto in disparte? E se sto in disparte devo annunciare la mia disponibilità oppure lasciare che siano gli altri a tirarmi per la giacchetta e lavorare al Monti bis? C’è un che del regista di Ecce Bombo nella comunicazione del premier. Quel ‘dico e non dico’ sull’unico tema veramente dirimente di quest’ultimo anno di legislatura è diventato una costante della comunicazione montiana. Mario Monti si presentò così il giorno in cui diventò premier, il 14 novembre 2011: “Il mio impegno e’ volto a permettere che la politica possa trasformare questo momento difficile in una vera opportunità, con la condivisione di un progetto di rilancio e di speranza non solo per quanto riguarda l’economia”. Mandato a termine e ritorno della politica, dunque. Il 27 settembre 2012, invece, afferma ”Prenderei in considerazione un secondo mandato solo in circostanze particolari e se richiesto dalle forze politiche in campo”. E poi una nuova frenata il primo ottobre: ‘lasceremo ad altri il governo del Paese’. Con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si fa la storia, ma si fa la comunicazione politica dei cosiddetti tecnici. Uno ‘stop and go’ continuo, con al centro sempre il Monti Bis. O l’Agenda Monti, una sorta di commissariamento all’autonomia della politica e ai programmi dei partiti. D’ altronde il contesto in cui sta maturando il Monti Bis è davvero favorevole ai professori. Gli scandali e le ruberie, i maiali in posa e gli sperperi di politici insensibili alle mille difficoltà del paese, stanno facendo dimenticare all’opinione pubblica i fallimenti del governo, le promesse mai mantenute, il rigore a senso unico che non tocca banche, grandi interessi e grandi patrimoni, il calo del Pil, l’aumento della disoccupazione, la morsa fiscale, e il fallimento delle imprese, i tagli al welfare, l’aumento delle diseguaglianze e l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Monti non scende in campo come fece Berlusconi, ma continua ad atteggiarsi a uomo della provvidenza: non parla, ma tutti parlano di lui. Una tecnica di comunicazione che gli permette di ergersi ancora al di sopra degli altri concorrenti alla guida del governo. Grazie anche ad un sistema dei media che, quasi compatto, gli tira la volata. E la democrazia rimane sullo sfondo.