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Beirut, devastante attentato targato Assad

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Beirut sa a chi va attribuito l’attentato odierno, che ha devastato il cuore del quartiere cristiani, piazza Sassine uccidendo 8 persone e ferendone 78, per quanto sin qui noto. La scelta del luogo dell’attentato, a due passi dalla sede del partito cristiano che si oppone da sempre al regime di Assadil Kataeb di Gemayell, sembra una firma, e quella firma sembra proprio quella di Bashar al-Assad.

E’ troppo fresca la memoria dell’arresto dell’ex ministro libanese Samaha, notoriamente filo-siriano. Lui venne trovato con in macchina l’esplosivo ricevuto durante una visita a Damasco: sul suo computer è stata trovata la registrazione di una conversazione con la ministra consigliera di Assad, Signora Shaaban, ora in mano agli inquirenti, che indicava- secondo alcune indiscrezioni di stampa- la necessità di impiegarlo per attentati contro i cristiani da attribuire agli estremisti sunniti. Si conosce anche il piano: colpire nella provincia del nord sunnita durante la visita del patriarca maronita Beshara Rai.

Ora questa devastante esplosione, che fa ripiombare Beirut nel clima incandescente del 2005, quando furono eliminati numerosi esponenti del fronti anti libanese anti-Assad, a cominciare da Rafiq Hariir, dice chiaramente una cosa, cioè che dal palazzo presidenziale siriano avvertono il Libano: o noi o il diluvio.

Il presidente siriano, coccolato dalla comunità internazionale nonostante massacri il suo popolo da 20 mesi, è determinato a usare tutti mezzi a sua disposizione per estendere il conflitto, per far capire a chi lo avversa che il prezzo della sua caduta è salatissimo per tutti.

Dopo aver cercato di coinvolgere la Turchia, ora prova la partita più facile, destabilizzare il Libano. Sa che il tempo stringe, Assad: deve allargare il conflitto prima del 4 novembre, quando si voterà negli Stati Uniti. Quella data per lui è un po’ come la scadenza della licenza di uccidere.

*Tratto da:

Il mondo di Annibale


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