Dopo l’iniziativa di Torino, anche in Sicilia si ricorda cosi il sociologo – giornalista ucciso dalla mafia
di Rino Giacalone
“Dove eravamo rimasti?” Ecco, immagino, se per miracolo tornasse Mauro Rostagno e col solito abito bianco finisse con l’andare incontro ai trapanesi, penso che la prima domanda posta non potrebbe essere che questa, “dove eravamo rimasti?”. Quando Rostagno dirigeva la tv privata Rtc (sulla carta il direttore era un altro, il giornalista Enzo Tartamella, che aveva però preferito il lavoro in redazione tra le notizie stantie del Giornale di Sicilia e poi, solo dopo la morte di Rostagno, fu tra i primi a prendersi il merito di averlo portato in tv, senza dire che sostanzialmente era stato lasciato solo) aveva spesso la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto con le telecamere presto accese e il microfono pronto a registrare quello che si diceva. Ecco in questo immaginario miracoloso riapparire lo immagino li davanti alla scuola media Ciaccio Montalto, vicino la litoranea con intorno tante mamme un po’ su di giri.
Dicono subito quelle donne a Mauro Rostagno: “dove ci eravamo lasciati, dove tu avevi lasciato le nostre mamme e adesso ritrovi noi ad avere a che fare con gli stessi problemi”. Quale? “L’acqua, l’acqua che non c’è e per questa ragione oggi e per un paio di giorni la scuola resterà chiusa”. Poco e niente è cambiato a Trapani da quel 1988, quando i killer mafiosi spensero per sempre la voce di Mauro Rostagno: accade che qui l’acqua la si continua a pagare due volte, saldando le bollette del servizio idrico e quelle che invece ti portano i rivenditori privati, gli autobottisti, sono loro, i privati, che garantiscano l’ordinario approvvigionamento idrico nelle case, negli uffici, nelle scuole. Costano però e quindi può accadere che addirittura un istituto scolastico rimasto a secco non possa permettersi di acquistare un autobotte per riempire la cisterna; accade anche che magari i turni di pubblico rifornimento non siano proprio del tutto rispettati e quando l’acqua arriva è magari in un orario dove a scuola non c’è nessuno che possa preoccuparsi di aprire e chiudere le valvole delle cisterne e accendere il motore per tirare l’acqua dalla condotta pubblica. “Oggi a scuola il preside ci ha detto di riportarci i nostri figli indietro – raccontano per davvero quelle mamme, questa non è più fantasia – perché le cisterne della scuola sono a secco e quindi è a repentaglio l’igiene dell’istituto”. E questa è una storia che ritorna da quel 1988, anzi resta attualità.
Come per i rifiuti. Sacchetti colmi di sporcizia che penzolano dai balconi, cassonetti stracolmi, puzzolenti camion che vanno in giro, il riciclaggio dei rifiuti che non funziona, ampie porzioni di terreno riempite da discariche legali ed abusive. Ecco benvenuti a Trapani, dove all’ingresso della città è posto un cartello descrittivo, “Città del sale e del vento”, per via delle saline e per via della Coppa America del 2005, il cosiddetto grande evento della vela mondiale che per un paio di giorni portò Trapani alla ribalta della vetrina sportiva mondiale. L’occasione della Coppa America fece condurre in un baleno un “maquillage” del porto, milioni di euro per “truccarlo”. Oggi bastano meno di sessanta minuti di pioggia per allagare la strada che costeggia le banchine, ai tempi di Rostagno ad ogni pioggia la città in molte sue aprti si allagava, ma il centro storico veniva risparmiato, adesso ad ogni pioggia è davvero come stare a Venezia quando c’è il fenomeno dell’acqua alta: i lavori al porto sono stati fatti così bene che basta poco perché strada e mare diventino una sola cosa. E però furono sufficienti meno di due settimane in quel 2005 dalla conclusione delle gare di Coppa America perché proprio una strada del porto cambiasse nome, un palo verde e una lastra in marmo con scritta “via dei grandi eventi” fece la sua comparsa ancora prima del nulla osta prefettizio.
Piazza Mauro Rostagno. Per dedicare una via a Mauro Rostagno furono necessari 20 anni e così per non creare poi tanti scompigli il nome di Mauro Rostagno è stato assegnato ad una strada di periferia. Nella notte tra il 26 e il 27 settembre scorsi invece mani ignote ed anonime, ma che per il gesto non possono che meritare simpatia e ammirazione (qualità che spesso gli anonimi non posseggono), hanno preso un bel cartello, lo hanno sapientemente predisposto proprio come se fosse una delle targhe della toponomastica, e ci hanno scritto su Piazza Mauro Rostagno, poi quelle mani hanno afferrato il cartello e lo hanno collocato su uno dei pilastri dell’antica piazza del mercato del pesce (si chiama proprio così), piazza dove tutto per Mauro ebbe inizio, quando lì portò le telecamere a documentare la sporcizia ed i topi che c’erano nonostante lì ogni giorno vi fossero all’opera le bancarelle per la vendita del pesce. Adesso qui non c’è più il mercato, c’è uno spazio che di tanto in tanto è usato per eventi culturali, ma la piazza continua a chiamarsi come sempre, e così come a Torino con un blitz un ponte è stato chiamato con il nome di Rostagno, stessa cosa è successa a Trapani, è spuntata una piazza dedicata a Mauro Rostagno.
L’evento però a parte qualche curiosità non ha raccolto reazioni, ma silenzi. Anche dall’amministrazione comunale. Anche in questo caso poco è cambiato. In quel 1988 i sindaci dicevano che a Trapani la mafia non esisteva, negli anni recenti, a ridosso del famoso “grande evento”, quando si scoprì che la mafia era arrivata a intimidire un prefetto fin dentro il suo ufficio, il sindaco negò la cittadinanza onoraria a quel prefetto, Fulvio Sodano, sostenendo che l’antimafia fa più danno della mafia, il sindaco di oggi invece ha esordito dicendo che a scuola non bisogna parlare di mafia, per non mettere paura agli studenti, ma meglio parlare di altro, di gastronomia per esempio. E allora cosa aspettarsi se non silenzi dinanzi a quella targa con scritto “Piazza Mauro Rostagno” comparsa nottetempo in centro storico, parlarne potrebbe suscitare “paura”. Per la mafia? No, “paura” per il ritorno di Rostagno.