L’Italia è un paese ricco di sorprese. Forse sarebbe importante iniziare un nuovo viaggio nel Bel Paese per capirne logiche, meccanismi e quant’altro. Ma al di là di facili e oramai sbiadite cartoline sarebbe necessario un viaggio in provincia, in quei paesi lontani dalle telecamere. Pomigliano D’Arco, in provincia di Napoli, è conosciuta per essere la città che ospita gli stabilimenti Fiat, quelli dove si sono svolti i referendum voluti dall’amministratore delegato Marchionne e che ha visto l’esclusione dalla fabbrica della FIOM. Ma Pomigliano è un laboratorio di questo Sud, è la città del Gruppo musicale operaio E’ Zezi nato proprio grazie alla volontà di operai di questo stabilimento, ed è anche la città della poetessa Tina Piccolo. Un vita spesa per sostenere i diritti degli altri come sindacalista, attività che proseguiva quella di insegnante e formatrice. Ambasciatrice della poesia italiana all’estero vive in un appartamento popolare, al fianco di un figlio che necessita di assistenza quotidiana. La sua abitazione è piena di premi ricevuti in tutto il mondo, oltre duemila. Potrebbero essere collocati in un’eventuale biblioteca per farne un’esposizione permanente attraverso la quale si potrebbe dar luogo ad un’analisi socio culturale degli ultimi quarant’anni della cultura soprattutto di questo Paese. Da venti ha fondato un Premio Internazionale dedicato alla poesia e alle arti che vanta l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il prossimo 10 novembre sarà celebrata la decima edizione. Noi l’abbiamo incontrata proprio presso la sua abitazione.
Professoressa Piccolo perché nasce l’idea del premio internazionale città di Pomigliano D’Arco?
Era il 1993 quando rappresentai la poesia italiana a un Congresso mondiale in Messico, ne parlò tantissima stampa… Allora pensai che nella mia città un Premio per la letteratura sarebbe stato importantissimo. Si trattava di un punto di incontro e confronto, una leva per sollevare la cultura stessa di Pomigliano e così con grandi sacrifici nacque “Il Premio Internazionale Città di Pomigliano d’Arco” che si interessava alla poesia in lingua, vernacolo, narrativa, fotografia e pittura. Allora era assessore alla cultura il prof Vincenzo D’Onofrio che avallò la mia idea.
Chi sostiene il Premio? Quante persone e realtà avete coinvolto fino ad oggi?
La cultura potrebbe rivoluzionare la società, rendere più consapevoli gli esseri umani dell’importanza della conoscenza, ma spesso i governi non appoggiano idee simili. Dicono che un popolo ignorante sia facilmente controllabile. Questo è vero ma si tratta di una stupidaggine. Il grado di civiltà di un Paese si misura attraverso la cultura stessa che lo contraddistingue. Il premio da me fondato, forse perché avevo alla base già la vincita di centinaia di premi letterari ha attirato subito moltissimi artisti che hanno cominciato a concorrere con entusiasmo. Abbiamo formato giurie di esperti, chiesto il patrocinio al Comune, alla Regione e l’adesione del Presidente della Repubblica concessa sia da Ciampi che da Napolitano.
Con impegno continuo, circondata di volta in volta da un comitato organizzativo, sono andata avanti contando sul minimo, ma proprio minimo, aiuto del Comune, quello di qualche sponsor, della quota minima partecipativa dei soci e al mio investimento personale. Uno stipendio all’anno lo devolvo al premio. Di volta in volta abbiamo avuto ospiti illustri come Liliana De Curtis, Leopoldo Mastelloni, Lando Buzzanca, Antonello Rondi, Mario Maglione, Patrizio Oliva, scienziati, politici, grandi ricercatori e il premio è cresciuto moltissimo. Ho chiesto collaborazione ad Associazioni di tutta Italia e dell’estero e così davvero il Premio è diventato internazionale, mentre io stessa continuavo a vincere premi che ad oggi sono ben 2010, ad avere nomine Accademiche, targhe della regione e le grandi medaglie d’argento del presidente della nostra Repubblica con medaglioni anche della Santa Sede.
Come viene considerata la cultura al Sud, diciamo in provincia in città come Pomigliano?
Con la mia città intrattengo un ambivalente rapporto, io l’amo ma allo stesso tempo mi provoca tanta rabbia. Nonostante i successi conclamati mi aiuta pochissimo, quasi niente, ma mi applaude e mi riconosce come bravissima poetessa e scrittrice. Sarebbe opportuno che si risvegliassero da uno sterile letargo e comprendessero quanto vale la cultura per la crescita umana e sociale.
Il suo salotto Culturale si interessa soprattutto di poesia. Ma quest’arte può veramente avere ancora un seguito?
La poesia ha una valenza catartica ed etica. Rappresenta un incentivo potente per la crescita umana e dei sentimenti positivi, rendendo più sensibile al bello, al buono, al vero, facendolo ricercare. La poesia libera, affina, rende più nobile l’animo. Quanto ce n’è bisogno, mio Dio!
Come giudica la realtà di Pomigliano e poi quella del nostro Paese?
La cultura dovrebbe viaggiare su una via preferenziale ma, purtroppo, non è così.
C’è un poeta che potrebbe consigliare ai giovani? Un poeta i cui versi potrebbero avviare le nuove generazione all’amore verso il bello?
Sicuramente Leopardi, che preferisco. E poi, mi perdoni la poca modestia, anche qualche mia lirica portata nelle scuole come oggetto di studio.
Pietro Nardiello