“Marchionne ha sbagliato tutto…”, “Marchionne deve spiegare al governo…”, “Il governo pressa Marchionne…”, “Che fine ha fatto il progetto Fabbrica Italia?”, “Marchionne vuole portare la Fiat fuori dall’Italia…”, “La Fiat è in mano a dilettanti…”, “Passera e la Fornero vogliono vederci chiaro”, “Troppi sí acritici alla Fiat di Marchionne…”.
Chi ha detto e scritto queste parole? Il segretario della Fiom, Landini? Susanna Camusso, segretaria della Cgil? Esponenti della sinistra radicale? Neanche per sogno!
L’offensiva è partita da Della Valle e Romiti, che, sia pure usando parole e argomenti diversi, hanno confermato le preoccupazioni strategiche a suo tempo manifestate dalla Fiom e dalla Cgil e liquidate con fastidio e disprezzo da un impressionante schieramento istituzionale, politico e mediatico.
Persino nel centro sinistra non mancò chi, tra questi il sindaco di Firenze, si distinse per estemismo dichiarando: “Con Marchionne senza se e senza ma”.
In questa sede non ci interessa tanto l’evidente conflitto tra interessi che si è scatenato attorno alla Fiat, quanto rilevare l’imbarazzo con il quale politica e media stanno reagendo alle accuse di Della Valle e Romiti.
Come raccontarle ai loro lettori, ai quali Marchionne è stato rappresentato come il cavalier bianco?
Sarà difficile trattare i nuovi critici alla stregua di tute blu inguaribilmente legate al “pansidacalismo postsessantottino”.
La realtà, come sempre, si è incaricata di far crollare le finzioni, le costruzioni ideologiche, gli illusionismi mediatici.
Bisogna prendere atto che di quegli annunci sono restati in vita gli accordi per ridurre i diritti in fabbrica, l’espulsione della Fiom dalle aziende, un brutta modifica dell’articolo 18 imposta dal governo tecnico a colpi di voti di fiducia.
Chiunque abbia ancora a cuore la Costituzione e lo stato di diritto, di fronte allo spettacolo di queste ore, allo scontro tra poteri economici e finanziari, invece di scegliersi l’Industriale di riferimento farebbe meglio a reclamare a gran voce la cancellazione di intese e leggi discriminatorie.
Questa volta davvero “senza se e senza ma”, con buona pace di Marchionne e del coro a bocca chiusa che lo ha accompagnato.