Un angelus come tanti, con un tradizionale commento alla “liturgia odierna”, quello celebrato oggi da Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Il silenzio glaciale della Santa Sede cala sul cardinale Carlo Maria Martini mentre decine di migliaia di fedeli fanno la fila in Duomo per andare a rendere omaggio all’ex arcivescovo.
La frattura profonda fra il pensiero di Martini e questa gerarchia travolta da scandali interni e lotte di potere infinite diventa una voragine. Le parole di un cristianesimo umano e di popolo del cardinale vengono coperte dal silenzio curiale. Bioetica, impegno sociale, ecumenismo, dialogo interreligioso, testimonianza cristiana, sessualità, lettura delle Scritture, riforma del sacerdozio, ruolo della donna, diffusione di un nuovo modello di fede aperto al mondo e in grado di abbracciare i credenti e la gente del proprio tempo, vengono rimosse come un incubo.
Ma in questi giorni, va detto, il pronunciamento di massa sia dell’opinione pubblica che della gente, in favore della Chiesa martiniana, conciliare, ecumenica, parla da sé. E’ la più netta dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della maturità raggiunta ormai da tempo da una società civile che ha fatto una scelta precisa sul tipo di Chiesa che vorrebbe e che vuole. Le acrobazie impossibili di una Santa Sede condannata da sé stessa, restano immagine della crisi verticale dell’istituzione.