Una legge sulla trasparenza degli atti pubblici renderebbe migliore la nostra democrazia. Avvicinerebbe i cittadini alle istituzioni e Dio solo sa quanto bisogno ce ne sia. Ma renderebbe migliore anche il giornalismo, perchè grazie ad un Freedom of Information Act italiano chi svolge questa attività potrebbe lavorare sui testi dei provvedimenti approvati, su dati certi, addirittura ufficiali.
Le leggi varate negli anni Novanta sembravano aver risolto il problema. Invece sono state poi annacquate ed eluse: il cittadino che chiede un documento deve prima dimostrare il…. diritto ad averlo. Assurdo. Per questo è necessario il Foia, con un obbligo per gli addetti ai pubblici servizi di rendere noti i propri atti. Serve però anche una sanzione, se si vuole un effetto concreto.
Quello che a me preme sottolineare è tuttavia il beneficio che ne trarrà anche il giornalismo. Oggi vengono raccontate ai lettori storie basate sulle dichiarazioni, sulle indiscrezioni, sui si dice, su fonti oraali, su “gole profonde”. Domani avremo la possibilità di impostare l’indagine giornalistica su atti ufficiali, che pochi colleghi riescono attualmente a procurarsi. Potrebbe essere una svolta, un cambiamento culturale, un servizio finalmente svolto per i cittadini alla luce del sole, sulla base di notizie certe, documentate.
Ho usato il condizionale perché un simile cambiamento non dipenderà solo dall’esistenza della legge che oggoi viene richiesta. Ci vorrà infatti un cambiamento di mentalità da parte dei giornalisti e una capacità di leggere e interpretare gli atti pubblici. Servirà una preparazione, un addestramento, un bagaglio di nozioni e di pratiche, che oggi pochi posseggono. Sarà necessario il rifiuto della superficialità, l’abitudine al lavoro di documentazione e di accertamento delle informazioni. Dunque, un periodo di praticantato diverso, più intenso, attraverso il quale raggiungere un’autentica professionalità.
Ma è questo che si vuole? E’ a questo che aspirano ad esempio gli editori? Ad avere giornalisti più preparati, più bravi? Se ci si guarda attorno si vedono imprese giornalistiche che utilizzano – con paghe vergognose – persone spesso poco preparate e addestrate. Dunque, nelle prossime settimane, quelle durante le quali si spera che il Parlamento approvi il nostro Foia, sarà bene che editori e organismi di categoria riflettano sulle modalità di una diversa preparazione (l’Ordine, ad esempio, sta già studiando le modalità della formazione permanente).
La legge sulla trasparenza degli atti aiuterà i cittadini ad informarsi, ciascuno per sé. Ma aiuterà anche i giornalisti, quelli che vorranno esercitare la propria attività in modo serio e professionale. Attenti però: la legge da sola potrebbe non bastare.