Giornalismo sotto attacco in Italia

Il nostro digiuno per la dignità dell’Italia

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di Roberto Bertoni

Ventiquattr’ore di digiuno e di riflessione, ventiquattr’ore per dire no al Porcellum e sostenere attivamente la strenua battaglia dell’onorevole Roberto Giachetti che da quest’estate, con l’eccezione del solo mese di agosto, è in sciopero della fame per sollecitare i suoi colleghi a cambiare una legge che tutti i partiti hanno detto di voler smantellare. Ho aderito con entusiasmo all’iniziativa promossa dal PD Roma, da una miriade di cittadini e da numerosi parlamentari (del PD e non solo) per dare manforte a Roberto e rendere meno solitaria la sua sfida contro un “mostro” che ci accompagna da sette anni e rischia di caratterizzare anche l’imminente campagna elettorale, a meno che le forze politiche presenti in Parlamento non trovino il coraggio di mettersi d’accordo e di varare una nuova legge, possibilmente migliore dell’obbrobrio attuale.

Perché qui, è bene sottolinearlo con vigore, non è in ballo solo un sistema di voto, né tanto meno chi vincerà e chi perderà le prossime elezioni: qui è in ballo il concetto stesso di democrazia, ciò che siamo diventati e ciò che diventeremo se si continuerà ad andare alle urne con una legge nata male e cresciuta peggio. In poche parole, qui è in ballo l’Italia dei prossimi vent’anni, il rapporto tra i cittadini e le istituzioni, la credibilità dell’intero sistema politico e dei suoi esponenti e, soprattutto, la rispettabilità delle istituzioni, il cui discredito ha raggiunto ormai livelli di guardia.

Infatti, pur essendo una testata on-line, da queste parti non abbiamo mai creduto che la democrazia possa esaurirsi in rete; al contrario, siamo convinti che possa rafforzarsi solo se è in grado di costruire attorno a sé un insieme di reti, di movimenti, di partiti, di associazioni, di fondazioni, di luoghi vivi e visibili dedicati al pensiero e all’elaborazione dei contenuti, alla riflessione, allo studio, all’approfondimento e alle buone pratiche della politica.

Quest’idea della democrazia diretta, nella quale i cittadini si auto-rappresentano e decidono per conto proprio, senza deleghe e senza rappresentanza, pur essendo molto in voga in quest’epoca di cambiamenti epocali e di altrettanto epocali disgregazioni, non ci ha mai convinto. E non ci convince non perché non riconosciamo le potenzialità della rete o l’importanza di una comunicazione più agile, più snella e più accattivante nell’era della globalizzazione e dei canali “all news”, ma proprio perché abbiamo il fondato timore che la politica, al pari del giornalismo e dei rapporti umani, finisca con l’esaurirsi davanti allo schermo di un computer, in una società sempre più connessa ma, al tempo stesso, sempre più sola, più egoista e più individualista.

Per questo, con una staffetta che va avanti ormai da quasi due mesi, chiediamo ai nostri rappresentanti di riappropriarsi del proprio ruolo e di svolgere al meglio la propria funzione, anteponendo gli interessi del Paese a quelli del partito o della coalizione ed eliminando la legge più impopolare che sia mai stata varata nella storia repubblicana.

E ci appelliamo soprattutto alle forze del centrosinistra, a coloro che nel 2005 votarono contro e denunciarono con argomentazioni durissime l’introduzione della “porcata”; ci appelliamo alla loro coerenza e alla loro integrità morale, affinché diano seguito a riflessioni che qui abbiamo sempre condiviso circa la pericolosità di un sistema che scava un solco tra eletti ed elettori. Ci appelliamo al loro senso di responsabilità e alla loro passione civile per evitare che il malcontento popolare e l’anti-politica imperante gettino tutti nello stesso mucchio, compreso chi non lo merita, comprese le tante persone perbene con le quali abbiamo collaborato in questi anni e collaboriamo tuttora. E ci appelliamo anche a chi, all’epoca, votò questa sciagurata legge o preferì voltarsi dall’altra parte, perché crediamo che chiunque abbia il diritto di sbagliare, purché poi faccia ammenda, chieda scusa e tenti di rimediare ai propri errori.

Se tutto ciò non dovesse accadere e si dovesse tornare per la terza volta a votare col Porcellum o con un simil-Porcellum cambiato di nome, la disaffezione e il distacco dei cittadini dalla politica si trasformerebbero senza dubbio in indifferenza. E nell’indifferenza collettiva, si sa che ad avere la meglio sono sempre i populisti, i demagoghi e quei personaggi destinati a rimanere sulla scena per almeno un ventennio, producendo danni irreparabili al nostro stare insieme.


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