Il governo conservatore portoghese, non sapendo più dove prendere i soldi per tappare il buco del debito statale, che lo ha gettato al secondo posto nella speciale classifica dei PIIGS, i 5 paesi più indebitati dell’Eurozona, subito dopola Greciae poco prima dell’Irlanda, ha preventivato di “affidare”la RTP,la Radiotelevisionepubblica, ai privati, seppure “in maniera temporanea”. Nonostante la proposta dei vertici della RTP di ridurre il budget annuale di 55 milioni di euro, portandolo a 180 milioni, la maggioranza di centrodestra (eletta l’anno scorso, al posto dei socialisti, dopo lo scoppio della crisi e l’ascesa a livelli pazzeschi dello Spread dei bond lusitani rispetto a quelli tedeschi), guidata da Pedro Manuel Passos Coelho, ha deciso di privatizzare l’ente contro anche i deliberati dei Trattati comunitari di Lisbona e di Amsterdam e del Consiglio d’Europa, che tutelano i Servizi pubblici europei da qualsiasi forma di alienazione ai privati, in quanto “fondamentali per la salvaguardia della democrazia e la difesa del pluralismo”. Una scelta dettata dal fondamentalismo iperliberista, che ha spinto l’intero Consiglio di amministrazione della RTP a dimettersi, oltre a scatenare una dura reazione della EBU/UER, l’organizzazione europea che riunisce i 56 servizi pubblici europei.
Va ricordato che Protocollo di Amsterdam definisce il “Servizio pubblico di radiotelevisione come un elemento distintivo dell’Unione Europea, in quanto un elemento fondamentale comunitario”. A questo proposito, la legislazione europea è molto esplicita nella salvaguardia del “sistema duale” pubblico-privato, “alla base del pluralismo mediatico”.
I vertici dell’EBU/UER (il presidente Jean-Paul Philippot e il Direttore generale Ingrid Deltenre) hanno inviato una lettera al capo del governo Passos Coelho e al Presidente portoghese, il conservatore Anibal Cavaco Silva (già primo ministro dal 1985 al 1995 e leader indiscusso del partito PSD insieme al Presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso) dai toni fermi e allarmati per la “privatizzazione strisciante”, che potrebbe diventare un pericoloso precedente utilizzabile da altri governi conservatori, con la scusa di “fare cassa” e di mettere così a tacere le “voci fuori dal coro”. Già in Spagna il governo democristiano di Rajoy ha messo le mani sulla TV pubblica, riformando i meccanismi di nomina dei vertici editoriali ed epurando i giornalisti ritenuti “scomodi”, così come fece il conservatore Cameron alla BBC, portando ad un drastico ridimensionamento del personale e delle aree di competenza.
“Il Servizio pubblico di radiodiffusione non può essere trattato come una società elettrica o una mensa aziendale”, hanno stigmatizzato i due alti esponenti dell’Eurovisione, per poi rimandare al precedente periodo dittatoriale, irritando gli ambienti conservatori: “questa misura potrebbe inoltre esercitare una pressione sulla società portoghese in questi tempi di crisi e compromettere un’istituzione pubblica, che è al servizio dei portoghesi dalla fine della dittatura di Salazar. Si tratta di un progetto inquietante per tutti i portoghesi, che perderebbero un valido punto di riferimento per la sua affidabilità, e rappresenta anche un pericolo per l’indipendenza editoriale e il pluralismo”!
I vertici dell’EBU/UER, inoltre, condannano l’eventuale privatizzazione, perché la ritengono una minaccia senza precedenti, che porterebbe alla fine del Servizio pubblico in Portogallo, in contrasto anche con i dettami del Protocollo di Amsterdam e le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, prevedendo così uno futuro scontro giuridico presso l’Alta Corte europea.
I Servizi pubblici radiotelevisivi, secondo vari pronunciamenti del Parlamento europeo e della Commissione sono da ritenersi dei “presidi al servizio dei cittadini, e non degli azionisti, aiutano a sviluppare la democrazia e non il profitto, a differenza dei media commerciali”. La privatizzazione della RTP, secondo il presidente dell’EBU/UER, potrebbe anche “avere delle ripercussioni profonde sulla conoscenza della cultura per le nuove generazioni portoghesi. E comunque non potrà risolvere la crisi finanziaria attuale del Portogallo, che tra l’altro è il meno generoso nell’UE in tema di proventi pubblicitari verso il proprio servizio pubblico”.
Resta un dubbio di forte impatto politico comunitario: il Presidente della Commissione, il portoghese Barroso, esponente di punta del partito conservatore al governo, è davvero all’oscuro del progetto di privatizzazione della RTP, assolutamente in contrasto con gli stessi fondamenti del Trattato dell’Unione? E se invece ne è stato informato, il suo silenzio-assenso lancia un’ombra minacciosa sui futuri assetti nel mondo della comunicazione, proprio mentre il Parlamento sta discutendo nelle competenti commissioni una nuova Raccomandazione che tutelerebbe ancora di più il ruolo dei Servizi pubblici.
La TVin “salsa portoghese” potrebbe purtroppo essere adottata anche dagli altri paesi dell’Eurozona in forte debito finanziario, dando un mano notevole ai pochi gruppi multimediali (Murdoch e Berlusconi in testa) da tempo in continua caduta di ricavi e di inserzioni pubblicitarie, dovute anche ai bassi ascolti di programmi ormai fuori dai “sentimenti culturali” di ingenti masse europee, stremate da un crisi economica senza via d’uscita.