Caro direttore,
la politica sembra ormai ridotta agli insulti (Grillo e non solo). Le reciproche offese prevalgono sull’esplicazione di idee, progetti, programmi. Ma l’informazione non sembra discostarsi da questo modus operandi, e preferisce amplificare la rozzezza degli scontri verbali piuttosto che approfondire le diversità di opinione e le differenti idee di società. Qual è il suo giudizio?
Antonello Solini, Udine
Caro Antonello,
ho scritto qualche giorno sul blog del Fatto Quotidiano una breve riflessione che riguarda anche Grillo ma soprattutto l’atteggiamento dell’informazione nei confronti di partiti e movimenti politici, vecchi e nuovi. Premesso che non sono un fan del comico genovese (mi piaceva di più il Grillo dei primi tempi e le sue battaglie contro le multinazionali, ora piuttosto edulcorate) e non mi piace quel nichilismo imperturbabile per cui tutti sono uguali, tutti indistintamente interessati al solo tornaconto personale, penso che l’informazione dovrebbe occuparsi di lui (e degli altri) non per scovare la battuta (o l’insulto) ad effetto ma per inchiodare lui (e gli altri) alle loro responsabilità di comunicatori, opinion leader, animatori di movimenti e campagne politiche e civili. Interrogandoli e chiamandoli ad esprimersi, quotidianamente, sui temi di politica italiana ed estera che più ci riguardano.
Avrei gradito sapere (penso non solo io) quale fosse il pensiero di Grillo (e degli altri) all’indomani dell’ennesima strage nei mari di Lampedusa e conoscere le differenze nelle politiche sull’immigrazione. E su mille altri temi.
Sappiamo, grazie ai numerosi, coloriti appellativi scambiatisi reciprocamente qual è il giudizio di Grillo su Bersani e viceversa (solo per citare gli ultimi fragorosi duelli verbali)…
“Qual è la vostra idea di società? E di democrazia?” Come si riducono le diseguaglianze sociali, economiche, culturali?” “Una volta al governo da dove comincereste?”. Forse sarebbe più urgente e utile partire da queste domande, raramente formulate e troppo spesso inevase.