Un venerdì sera speciale, l’animo rallegrato da un punto di arrivo importante e da lungo tempo perseguito: l’apertura di un centro culturale dedicato al Darfur. Insieme ai rifugiati e ai proprietari del locale ceduto a titolo gratuito in via dei Volsci, storica realtà di San Lorenzo, avevamo lavorato sodo per quella serata. Mai avremmo creduto che proprio lì, nel cuore di uno dei quartieri più ‘rossi’ di Roma, potessero verificarsi atti di razzismo e tentativi di intimidazione contro un’iniziativa sociale come la nostra.
E’ invece è successo.
Dal 32, centro sociale marcatamente di sinistra, è partita una vera e propria aggressione di stampo xenofobo. Sono spuntati coltelli, enormi e acuminate pietre, e sono piovuti pesanti insulti razzisti e minacce sui sudanesi presenti.
Un indegno sfondo per un evento solidale che, in una zona degradata a causa di un esteso spaccio di droga, ha il potenziale per riqualificarla e arricchirla.
L’inaugurazione del primo centro culturale gestito da profughi del Darfur e il vernissage di una mostra fotografica, seguito da un aperitivo e da un concerto, sono stati osteggiati da un gruppetto di delinquenti che hanno visto come una minaccia una serata all’insegna della solidarietà, dell’arte per dar vita a un progetto unico che ha il sostegno della Commissione Diritti Umani del Senato e il patrocinio del III municipio.
Il motivo di tanto astio degli aggressori, con i quali io stessa – in qualità di presidente di Italians for Darfur – ho cercato di parlare per placare gli animi a dispetto del coltello impugnato dal mio interlocutore, non era ben chiaro.
Ma un’idea, tutti quelli che sono stati testimoni dell’episodio, l’hanno maturata.
La presenza degli amici darfuriani, e delle associazioni come la nostra e come l’Arci che li supportano, è vista come un’intrusione, un’interferenza nei loro ‘affari’, una presenza che possa compromettere i giri loschi della zona.
Ebbene, se così fosse è necessario far capire che le intimidazioni non ci spaventano. E andare avanti!
Il centro Darfur deve rimanere aperto, deve diventare un punto di riferimento per quei rifugiati che riferimenti non hanno. E’ per questo che ci appelliamo all’UNHCR, al Comune di Roma e a tutte le istituzioni interessate affinché ‘adottino’ questa iniziativa e la sostengano affinché possa proseguire e crescere.
Tutto ciò con la speranza che, almeno questa volta, i media facciano la propria parte e accendino le luci dei riflettori su via dei Volsci.
Da quando la situazione è cambiata, e la strada non è più ‘solo’ un riferimento della sinistra di base, hanno preso il sopravvento personaggi equivoci che dettano legge al ‘32’. I leader storici del centro sociale hanno preso le distanze da questi individui. Ma alle parole non sono seguiti i fatti. I ‘signori’ che venerdì sera, all’arrivo di alcuni sudanesi con la loro macchina per scaricare il materiale del centro culturale, hanno scatenato la rissa e tirato fuori coltelli e pietre, sono ancora in via dei Volsci e girano indisturbati.
E’ per questo che rilancio, e chiedo a tutti voi di farlo, l’appello del proprietario delle mura del locale concesso a titolo gratuito ai rifugiati. Massimo Gaudioso, noto sceneggiatore che ha nel curriculum i film Gomorra e Reality, si è rivolto agli esponenti della sinistra romana chiedendo di farsi carico della questione e di fare in modo che episodi del genere non si ripetano più. Noi andiamo oltre, e lo stesso ‘richiamo’ lo rivolgiamo a tutte le istituzioni e ai media affinché il centro Darfur possa riaprire.
Per dare una speranza ai rifugiati, per dare una speranza a un quartiere degradato che si sta spegnendo nel silenzio colpevole di tanti.
* presidente di Italians for Darfur