di Michele Orezzi*
Stamattina mi ha scritto una lettera un mio caro amico: giovane ,
pluri-laureato e con una grandissima esperienza in giovanili e partiti. Uno
di quelli che hanno speso tanto del proprio tempo libero nel credere che la
politica possa davvero cambiare le cose e cambiarle in meglio, uno di
quelli che lo sentono un po’ come impegno civico quello di occuparsi del
bene pubblico: in modo del tutto disinteressato.
La lettera amara, che disegnava un’assenza di futuro, finiva così: “Amico,
ho cambiato addirittura la password di accesso al mio computer di casa.
Prima era “speranza”. Adesso è “vaffanculo”.
All’inizio mi è scappato pure un mezzo sorriso, poi ho capito che non ci
fosse proprio un cazzo da ridere. Se la voglia di buttare tutto nelle
ortiche prevale anche sulle persone che hanno fatto della speranza del
cambiamento un motto quotidiano, in cui credere senza se e senza ma, forse
dovremmo davvero fermare ogni cosa e cercare di capire dove si stia
sbagliando tutto. Perchè una cosa è certa: se anche i giovani, non solo non
hanno un presente ma non riesco ad immaginare neppure un domani migliore,
questo Paese non ha futuro. E la prima colpa, è della Politica, troppo
occupata a preoccuparsi di sè per trovare delle soluzioni collettive.
C’è una generazione e mezza, forse due, che aspetta delle risposte da
tempo: la novità è che il tempo ora è scaduto. SCA-DU-TO.
Le risposte le trovi la politica, subito, o lasciando vincere il
“vaffanculo”, perdiamo tutti. E nessuno provi a minimizzare il problema con
l’etichetta dell’ anti-politica: è esattamente l’opposto. E’ voglia di
vivere il un Paese normale, è grande nostalgia di una politica che si
occupa di tutti, di una politica diversa, coraggiosa, con l’ambizione di
immaginarsi un Futuro migliore e capace di indicare la strada, passo dopo
passo, per camminare in quella direzione: non da poi ma da domani. DO-MA-NI.
*Coordinatore Nazionale Unione degli Universitari