Non sempre nella vita si ha il coraggio di superare le avversità, specie se lungo il tuo cammino si è posto un ostacolo che – di norma – ti spingerebbe a gettare la spugna. E specie se la tua ragione di vita si chiama sport. Ne sono esempio Gianluca Attanasio, 43 anni e Imma Cerasuolo, di 32, napoletani “doc” che di professione fanno i nuotatori. Due atleti “speciali” che hanno imparato – negli anni – a fare della propria disabilità la loro incredibile forza. È così che hanno deciso di mettere nero su bianco la loro esperienza affidando il racconto di successi, gioie e dolori vissuti finora alle pagine di un libro-ebook, “Olimpiadi quotidiane”, edito da EpressEpress. Una sfida, quella di Imma e Gianluca, nata sott’acqua per dimostrare agli altri che essere affetti da una disabilità non deve essere necessariamente una tragedia. Un libro che è ricco di date, titoli, numeri che simboleggiano prima di tutto la capacità e la volontà di credere nei sogni.
«Napoletana di Ponticelli», come dice lei stessa con fierezza, Imma è considerata la “farfalla” del nuoto mondiale, la prima donna italiana ad aver vinto un oro olimpico fino all’arrivo di Federica Pellegrini. È accaduto ad Atene, alle Paralimpiadi 2004, dove la 32enne ha vinto due medaglie, oro nei 100 farfalla e argento nei 200 misti. Considerata un’atleta fuori dal comune, Cerasuolo ha iniziato a nuotare in piscina a 7 anni per un accenno di scoliosi, su consiglio del medico. Da allora la passione per l’acqua non l’ha mai più abbandonata. Alta, capelli corti biondi, occhi verdi ed un sorriso che incanta tutti, era più di una promessa già prima del grave incidente motociclistico che a 19 anni le ha fatto perdere l’uso del braccio destro. Ma la “Vichinga”, come la chiamano affettuosamente nella sua città, non si è scoraggiata e nel 2000 è tornata a nuotare, portando a casa due medaglie d’argento ai mondiali d’Argentina nel 2002. Due volte Atleta dell’Anno per il Coni, 2003 e 2004, ha vinto due medaglie alle Paralimpiadi di Atene, un oro e un argento. In finale a Pechino 2008, aveva smesso con il nuoto agonistico. Sposata con Bruno, dal quale ha avuto due figli, Silvia e Giovanni, ha fatto i tempi per le qualificazioni di Londra 2012, per esaudire il sogno di suo padre Salvatore che non c’è più. Una vita costellata di successi, dunque, come quella del collega Gianluca.
Figlio di genitori separati e ultimo di quattro maschi, Attanasio ha due sorelle ed un fratello nati dal secondo matrimonio di suo padre. Da piccolo «sognava di fare l’aviatore ma anche di diventare un ottimo atleta». Nei primi anni dell’infanzia l’incontro con la disabilità a causa di una diagnosi ortopedica errata, che non gli ha tuttavia impedito di diventare un campione di nuoto. Quattro Titoli Italiani Assoluti tra il 2008 e il 2011, un Record Italiano nei 400 Free Style in Vasca Corta nel 2008 a Roma, una partecipazione nella Rappresentativa Nazionale di nuoto Paralimpico al Trofeo Internazionale 7 Colli di Roma, un Argento ed un Bronzo nei 400 Free Style sono i “fiori all’occhiello” del suo curriculum. Dopo aver raggiunto i Tempi Limite per la qualificazione dei Mondiali Open Water di Olanda 2010, è arrivato secondo nella 5 km in classifica generale e primo nella Categoria S9. Nel 2012 ha fatto il suo ingresso nella World IPC Ranking, al 36esimo posto al Mondo nei 100 Rana e al 38esimo nei 400 Free Style. A Milano a giugno 2012 è arrivato quarto. Nella classifica generale della 5 km Open Water e ancora una volta primo della Categoria S9. Numeri che hanno un’anima ed un significato particolare: i sogni possono tramutarsi in realtà, specie quando si hanno la forza e il coraggio di crederci. Come Imma e Gianluca.