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Antimafia, Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria

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Dal Viminale non trapela nessuna anticipazione sui contenuti, ma la decisione sulle sorti della città calabrese dello Stretto è stata annunciata a breve. Depone a favore di questa imminenza anche la convocazione del prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli recatosi oggi a Roma. La relazione della commissione di accesso, che da gennaio ha condotto innumerevoli audizioni, solo la punta dell’iceberg di un lavoro certosino eseguito per accertare eventuali condizionamenti mafiosi nella gestione della cosa pubblica tra le mura di palazzo San Giorgio, sede dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria, e quella dello stesso prefetto Piscitelli sono già dalla fine di agosto sul tavolo del ministro Cancellieri. Ha lavorato sei mesi, tre mesi con proroga, la commissione di accesso insediatasi lo scorso gennaio e composta dal viceprefetto di Venezia Valerio Valenti, dall’ufficiale della Guardia di Finanza, Michele Donega e dal vice prefetto aggiunto in servizio alla prefettura di Brindisi Antonio Giaccari, subentrato lo scorso febbraio alla dirigente della seconda fascia dell’amministrazione civile del Ministero dell’Interno, Teresa Pace, impossibilitata a proseguire nell’incarico per motivi personali, nominati dall’allora prefetto Luigi Varratta.

Al vaglio della commissione l’operato dell’amministrazione oggi guidata da Demetrio Arena e, nell’immediatezza precedente, da Giuseppe Scopelliti, attuale presidente della Giunta Regionale della Calabria. Pare che il ministro Cancellieri abbia vagliato attentamente la relazione, necessitando adesso tuttavia di chiarimenti da parte del prefetto Piscitelli, funzionale alla proposta poi da sottoporre all’esame del Consiglio dei ministri, le proposte di intervento. In caso di scioglimento, tale proposta del Ministro, deliberata dal Cdm, dovrà essere rivolta al Presidente della Repubblica che emanerà un decreto, avverso il quale è ammesso il ricorso al Tar ed al Consiglio di Stato, in secondo grado. Lo scioglimento dell’ente Comunale, con conseguente nomina della terna commissariale in attività per 12 – 18 mesi prorogabili ulteriormente fino a 24 mesi, è certamente un epilogo possibile, ma non l’unico. In caso in cui la relazione prefettizia rilevi la sussistenza di fattori di condizionamento removibili con provvedimenti ad hoc e singoli, dunque non tali da richiedere lo scioglimento dell’ente, lo stesso ministro dell’Interno su proposta dello stesso Prefetto, può adottare misure di sospensione, trasferimento, cambio di mansione, destinazione ad alto ufficio utili a ripristinare la libera gestione della cosa pubblica all’interno dell’Ente.

Ma torniamo a Reggio ed all’operato della commissione di Accesso che ha completato il suo compito alla fine del mese di agosto. Passati al setaccio dai commissari, con il supporto del tenente colonnello dei carabinieri Carlo Pieroni, dal tenente colonnello della guardia di finanza Gerardo Mastrodomenico, del funzionario di Polizia Enrico Palermo, non solo gli amministratori, consiglieri ed assessori ma anche dipendenti del Comune reggino al fine di ricostruire i rapporti di parentela e quelli intrecciati dall’ente con un territorio ad alto rischio mafioso e rispetto al quale, questo un banco di prova decisivo per l’amministrazione, la stessa amministrazione comunale avrebbe dovuto porre in essere delle misure di contrasto. Non mancano nel faldone, con l’ulteriore relazione previa consultazione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, licenziato dal prefetto Vittorio Piscitelli, anche le analisi sugli appalti, settore critico su cui si gioca una delle partite che potrebbe orientare la decisione finale. Adesso la parola al ministro dell’Interno Cancellieri. Potrebbe proporre, previa delibera del Cdm, lo scioglimento dell’ente al presidente della Repubblica, il quale con decreto lo statuirebbe. Oppure no. Mentre il Comune di Reggio vive un rovente clima di dialettica politica, combattendo contro lo spettro di una dichiarazione di dissesto finanziario in agguato e preparando le controdeduzioni alla Corte dei Conti, la decisione sul fronte del condizionamento mafioso, che in un senso o in un altro chiuderà il procedimento, è ormai mai vicina.

Altre cinque commissioni di accesso antimafia intanto sono in arrivo in Calabria: due nel vibonese, Gerocarne e San Calogero, tre nel reggino, Ardore, San Luca e Taurianova.

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